CsO, la collettiva

Osservando l’attuale panorama artistico si può ancora affermare l’esistenza della pittura? «Sì». Questa è la risposta di Daniela Cotimbo che con CsO cura una mostra nata proprio dall’osservazione della produzione delle giovani menti creative. Quattro gli artisti esposti alla galleria Operativa Arte Contemporanea di Roma per dimostrare che di pittura si può parlare perché, esperita nelle sue varie possibilità, diviene spunto per arrivare a traduzioni contemporanee che hanno nella specificità del medium la loro base di partenza. Esemplificativo il lavoro di Tiziano Martini caratterizzato dall’indagine del supporto bidimensionale. Spiega la curatrice: «In Untitled l’artista realizza il monocromo imprimendo della plastica sopra la pittura fresca e quindi assimilando degli effetti che però non sono gli effetti volontari che il pittore normalmente ricerca. Martini utilizza gli elementi tradizionali della pittura, ma non c’è una reale volontà pittorica, c’è l’ intenzione di voler capire il mezzo pitturico trasportandolo su un altro medium» e prosegue a introdurre l’opera di Vincenzo Simone che per la mostra abbandona i suoi paesaggi su tela, per rifarsi alla pittura attingendo alla tradizione. «Nei panneggi della Deposizione rivediamo opere del Bronzino, Michelangelo o in particolare le deposizioni di Pontormo, come suggerisce lo stesso titolo del lavoro di Simone, un telo di vinavil di ben 6 kg appeso alla parete che nella sua pesantezza, nonostante l’aspetto quasi effimero, rivela la sua matericità».

Infine i due artisti italiani residenti all’estero, ritornano a casa con un linguaggio contaminato dalle esperienze attuali. In rapporto dialogico le due opere di Marco Pezzotta che di solito lavora con i linguaggi precostituiti, con la narrazione parte del linguaggio dei giovani. «Sia Safari che Content Aware parlano della favola del Re leone, legata all’immaginario postcoloniale – afferma Cotimbo – Pezzotta nel scomporre gli elementi di questa narrazione come il colore e il disegno scopre che i colori dei tramonti del Re leone sono gli stessi della bandiera della Germania, una scoperta casuale diventata poi una scelta attraverso il gesto pittorico: cancellare il confine tra le due bande della bandiera per lasciare posto al tramonto e creare un’ immagine fortemente pittorica». Campeggia nella seconda sala la scultura totemica in pannelli utilizzati per i solai, di Cristiano Tassinari. «In Shelter le forme sono assemblate per mettere in primo piano la parte strutturale, evidenziando le imperfezioni come il mastice e tutto quello che fa realmente parte dell’opera, proprio per annullare l’aspetto industriale e seriale. Un’installazione che prende forma anche a seconda delle suggestioni cromatiche delle bombolette spray con cui Tassinari crea un effetto morbido e nebuloso, ma la struttura è anche una barriera, da una parte sembra essere accogliente, dall’altra si rivela più ostica. E’ un lavoro legato all’immigrazione che porta le tracce del vissuto». L’appuntamento con questa mostra scadrà il 15 aprile, ma la Cotimbo ci svela di voler portare avanti questo progetto, osservando altri artisti e individuando molte altre declinazioni. Quindi, si tratta solo di aspettare il prossimo episodio.

Fino al 15 aprile, Operativa arte contemporanea, via del Consolato 10, Roma; info: www.operativa-arte.com

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