Addìo Aldo Bressi

Roma

Aldo Bressi ci ha lasciato. Una breve malattia se l’è portato via, veloce come una fumata di quelle sigarette che non smetteva mai di avere tra le labbra. Aldo è stato un bravo fotografo, un ottimo insegnante, un sofisticato collezionista e uno straordinario amante del bello. Lo cercava dappertutto: nei paesaggi, negli oggetti, nei lavori suoi e dei suoi allievi, nelle donne. Ecco le donne, un’altra componente importante della sua vita: madre, sorelle, amanti o mogli che fossero. La sensibilità, la sensualità, la bellezza, il coraggio, la forza: le doti dell’altro genere sono state al centro dell’esistenza umana e creativa di questo fotografo gentile che per amore partì dall’Italia per l’Argentina. Un amore improvviso che affrontò con l’incoscienza degli innamorati, ma che seppe genialmente coniugare con la sua passione più grande. Lasciò la sua amata Calabria e un posto di lavoro fisso ma ottenne quello che più cercava. Trasferitosi a Buenos Aires Aldo infatti cominciò a trovare subito un suo spazio, prima come fotografo pubblicitario e di moda, poi fondando una sua scuola.
Soprattutto con la scuola ebbe un buon successo: liste di attesa di oltre un anno per entrare, proliferazione di sedi negli altri paesi sudamericani, collaborazioni con molti giornali. Ho conosciuto Aldo che ero un ragazzino, a Catanzaro, nella città dove siamo entrambi nati. Ci incontravamo dai fornitori di carta e acidi fotografici. Entrambi stampavamo nei rispettivi bagni di casa. Lui era più grande di una decina d’anni. Poi le strade si separarono. Non l’ho mai più rivisto, se non per ritrovarlo su facebook qualche tempo fa.
Sul web ho scoperto i suoi lavori: quelli giovanili, sui paesaggi calabresi, e poi i successivi, i ritratti, la moda, la cucina, i gatti. Da tutte queste immagini, dai video, con sue interviste o spezzoni di lezioni, penso che si colga alla perfezione lo spessore dell’uomo e la bravura dell’artista. A me fanno ritornare in mente quel che mi disse uscendo dal negozio di Toraldo, decano dei fotografi catanzaresi: «per fotografare la bellezza bisogna saperla vedere». Lui c’è riuscito. Ciao Aldo.