Keimzeit di Aron Demetz

Keimzeit, termine che in tedesco significa tempo della germinazione, è il titolo della personale curata da Alessandro Riva e dedicata allo sculture altoatesino Aron Demetz. Un germogliare di vita, di speranza, di mutazione di un corpo, di una materia che continua a evolversi seguendo i suoi normali processi naturali e che, nell’affannosa ricerca delle molteplici compenetrazioni formali fra uomo e ambiente operata dall’artista, rimanda a uno sterminato universo simbolico. Demetz attinge all’antica tradizione della scultura lignea e la tramuta in linguaggio contemporaneo attraverso forme essenziali e concettuali per un’indagine sulla figura umana. Corpi di legno e più raramente di bronzo o di pietra: è il risultato che si vuole ottenere, sfruttando le proprietà della materia che impone all’artista la scelta. «La superficie è al servizio dell’idea, del concetto e dell’opera», per usare le parole di Demetz. Il cedro, legno molto grezzo, si adatta perfettamemte alla ricerca dello scultore che spesso lo ricopre di resina, lo brucia o ne lascia a vista i segni del processo creativo. La resina, raccolta nei boschi della val Gardena, sgorga dalle ferite oppure cuce, salda come nuova pelle quelle lacerazioni evocatrici di sentimenti e di quella fragilità spirituale e fisica propria della figura umana. Per Demetz apporre la resina alle sculture significa continuare a farle vivere, grazie alla bellezza delle sue sfumature, alla sua lucentezza, al suo profumo, a quella colla che conserva intatte tracce di animali. Anche i funghi vengono utilizzati dall’artista, come escrescenze che richiamano la malattia o la rivincita della natura. «Sculture dell’anima», le definisce Vittorio Sgarbi. «Chiavi d’accesso a un linguaggio universale. Echi della tradizione scultorea lignea delle Alpi si rispecchiano nelle inquietudini più attuali dell’uomo digitale e si definiscono in forme espressive uniche, urgenti», spiega invece Davide W. Pairone. Una scultura che nasce dal disegno, da bozzetti e appunti che danno vita a innumerevoli personaggi e che conducono Demetz ad un’incessante e instancabile indagine artistica.

 La mostra alla galleria Barbara Paci diviene occasione per entrare in contatto con alcune delle sculture più significative della produzione di Demetz. Dalle famose figure lignee ricoperte e sfigurate dalla resina, alle esistenzialistiche sculture bruciate per continuare con le silhouette dai lunghi trucioli, segno della fresa che affonda. Dal 6 luglio al 18 agosto, galleria Barbara Paci, piazzetta del Centauro 2, Pietrasanta (Lu). Info: www.barbarapaciartgallery.com