Luigi Presicce a Milano

Luigi Presicce nasce a Porto Cesareo in provincia di Lecce nel 1976. Disegna fin da piccolo e raggiunta l’età adatta frequenta l’accademia di Belle arti di Lecce viaggiando spesso in tutta Italia per presentare i suoi lavori in gallerie di Milano, Bologna, Torino, Roma, Firenze. Cruciale l’incontro con le tele di Julian Schnabel alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel periodo dell’Accademia. Un altro maestro che ha lasciato un segno in Presicce è Carmelo Bene: l’artista ha assistito alla Lectura Dantis di Bene al Castello Angioino di Copertino vicino Lecce; di questa esperienza, nell’intervista rilasciata a Caroline Corbetta dice: «Al XXXIII canto dell’Inferno sentivo che quella voce mi stava squarciando il ventre. È stato un momento drammatico per la mia anima che è rimasta senza ossa e muscoli per non so quanto tempo». Nel ’99 finalmente si trasferisce a Milano grazie agli accordi con lo Studio d’Arte Cannaviello. I suoi primi dipinti nascono da scatti realizzati durante performance condotte in casa, evolve il suo linguaggio finché non matura la creazione di vere e proprie performance che si rivolgono ad un pubblico ristretto e si confermano come suo linguaggio principe anche grazie alla conoscenza di Joan Jonas nel 2007 al Corso superiore di arti visive alla fondazione Antonio Ratti di Como e di Kim Jones nel 2008 al workshop in Viafarini a Milano nell’ambito di Artist in residence. Nel 2008 dà vita, insieme a Luca Francesconi e Valentina Suma, a Milano, a Brown magazine e Brown project space, rispettivamente una rivista ed uno spazio no profit che accolgono le creazioni di giovani artisti al di là dei meccanismi e del mercato delle gallerie. Nel 2011 vince il premio Talenti Emergenti alla Strozzina di Firenze cui segue la pubblicazione della monografia a lui dedicata nel 2013. Nel lavoro di Presicce arte e vita si incrociano, si rimandano, si comprendono, accade una simbiosi che giunge fino alla sublimazione e ad un aura mitica. Il suo sguardo artistico si rivolge spesso a Medioevo e Rinascimento in un dialogo fra sacro e profano in cui sensi e misticismo hanno un ruolo essenziale. L’esternazione della creatività avviene in un contesto dove il simbolo diventa elemento cardine per la veicolazione dell’idea. La realtà accoglie una dimensione atemporale che si ammanta di universalità. È in corso la mostra Privata Vanitas di Luigi Presicce alla galleria Bianconi di Milano dopo sette anni che non si assisteva ad una personale dell’artista in una galleria. L’esposizione si divide in tre parti ed è accompagnata dalla pubblicazione dell’artista edita da a+mbookstore edizioni, con testi di Andrew Berardini e Caroline Corbetta. In mostra si possono godere le stampe fotografiche che raccontano l’attività performativa di Presicce dal 2010 al 2012, alcune sono inedite e sono tutte di grandi dimensioni; ricordiamo La custodia del sangue nella giostra dei tori realizzata nella Chiesa di Santa Maria Donnaregina per il Madre di Napoli e Atto unico sulla morte in cinque compianti avvenuta nella Chiesa di San Francesco della Scarpa a Lecce per celebrare i dieci anni dalla scomparsa di Carmelo Bene. Ci si imbatte poi nella ricostruzione dello studio dell’artista che ricorda le classiche wunderkammer; qui si aggiungono oggetti ad oggetti, di provenienza sacra e profana: come immagini votive e statuette insieme a maschere e costumi tradizionali, strumenti sacri di culture e religioni diverse insieme ad opere di Presicce e di altri artisti, strumenti di scena delle sue performance. Quasi un luogo dove non si può entrare, ma da cui nasce uno stimolo mentale forte. Infine nel piano interrato della galleria viene proiettato il video, di cui presentiamo un estratto, della performance L’invenzione del busto avvenuta nello stesso luogo il 17 settembre 2013. Come per quasi tutte le performance dell’artista poteva accedere una sola persona alla volta che si veniva a trovare davanti ad un tableau vivant in cui tre personaggi misteriosi incarnavano tre figure diverse. Il termine “invenzione” si declina qui nell’accezione di scoperta: si riferisce al ritrovamento del busto di Napoleone da parte del sensitivo torinese Gustavo Adolfo Rol, vissuto nel secolo scorso, che aveva anche scoperto la “tremenda legge” che legava il colore verde alla quinta musicale e al calore, legge grazie a cui egli riusciva a cambiare lo stato della materia, a spostare oggetti senza toccarli anche facendogli attraversare le pareti; si riferisce poi al ritrovamento da parte di Sant’Elena in Terra Santa delle Tre Croci del Golgota cui succede l’episodio per cui, per capire quale sia il legno di Cristo, Sant’Elena resuscita un uomo morto da poco con il contatto con la Vera Croce. Così uno dei personaggi rappresenta il portiere che aiutò Rol a ritrovare il busto di Napoleone, il secondo incarna la “tremenda legge” di Rol, il terzo richiama l’uomo resuscitato da Sant’Elena. Tutti e tre hanno riferimenti colti, rispettivamente: un personaggio del film Il portiere di notte di Liliana Cavani, il quadro Painting di Francis Bacon, il San Paolo dipinto da Caravaggio insieme alla performance di Charles Ray Plank Piece I-II. Ma le assonanze e i riferimenti non si esauriscono qui, Presicce si ispira al ciclo pittorico del ‘300 di Agnolo Gaddi in Santa Croce a Firenze e al ciclo pittorico di Piero della Francesca in San Francesco ad Arezzo del ‘400, entrambi a loro volta ispirati a La legenda Aurea di Jacopo da Varagine e alla Bibbia, inoltre in entrambi i cicli è presente l’episodio L’invenzione del Sacro Legno. L’invenzione del busto si inserisce nel ciclo di performance di Presicce sulle Storie della Vera Croce. In questo lavoro la bellezza si unisce ad un citazionismo colto che accompagna l’opera dando sostanza al carattere estetico. Fino 18 gennaio 2014 Galleria Bianconi via Lecco 20, Milano. Info: 0291767926; www.galleriabianconi.com

[youtube]http://youtu.be/6AVVbyn44eE[/youtube]

Articoli correlati