La cultura in Europa a trent’anni dalla firma del Trattato di Maastricht

Corre l’anno 1992. Il muro di Berlino è ormai ridotto in briciole da qualche anno, la Germania guarda con speranza alla sua riunificazione, gli equilibri politici ed economici dell’occidente stanno mutando radicalmente e anche la società del tempo sta trasformandosi progressivamente. I governi degli allora stati membri della comunità europea si riuniscono nella città di Maastricht, al confine tra Belgio e Germania, per gettare le basi di ciò che noi oggi conosciamo come UE. Il Trattato di Maastricht ha segnato il coronamento di diversi decenni di dibattito sul rafforzamento della cooperazione economica in Europa ed è direttamente responsabile dell’avviamento del processo di formazione della cultura comunitaria.

A Trent’anni oggi dalla Firma del Trattato di Maastricht ci si trova di fronte all’occasione di fare il punto sui risultati che sono stati raggiunti durante gli ultimi decenni. A tal proposito si svolge a Roma il 9 febbraio 2022 la Conferenza sul Futuro dell’Europa, in Via 4 novembre 149, durante la quale saranno analizzati i progressi fatti sul fronte della politica estera, della sicurezza e della difesa nonché nella cooperazione giudiziaria e della polizia, analizzando anche il ruolo dell’Italia nel processo di integrazione.

Un unico popolo europeo nel Trattato di Maastricht 

Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e Spagna ratificano all’inizio del 1992 il Trattato, creando le premesse per la moneta unica europea ma sopratutto definendo i criteri per la creazione di un organismo unico, in cui realtà indipendenti possano crescere e prosperare sotto il segno dell’inclusione.

La Comunità nasce con la missione di garantire il buon funzionamento del mercato unico e, segnatamente, uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche, un elevato livello di occupazione e di protezione sociale e la parità tra uomini e donne.

Nonostante gli alti valori su cui si poggia l’avvento di una nuova realtà collettiva e internazionale, l’Unione Europea resta a lungo un concetto distante dalle popolazioni dei paesi che la costituiscono. L’identità comunitaria nasce infatti con presupposti di natura principalmente economica che di rado riescono a impattare nell’immaginario della cittadinanza. 

Verso una cultura europea

La strada verso la definizione di un popolo europeo deve basarsi sul riconoscimento di un’eredità culturale comune che riesca a definire gli stati che ne fanno parte come membri di un’unica realtà. Il trattato di Maastricht agisce proprio in questa direzione definendo la prima forma di cittadinanza europea. Il processo di delineamento della cittadinanza, con gli annessi diritti, è dunque proseguito anche negli anni successivi, grazie prima al Trattato di Nizza e poi alla Dichiarazione di Laeken. Questi passi hanno portato alla normativa attuale, delineata prima nella Costituzione, e poi recepita nel Trattato di Lisbona.

La cultura è dunque il veicolo scelta per delineare il sentiero da seguire come popolo e ancora oggi vediamo come le iniziative più recenti portate avanti dall’UE stiano raccogliendo la stessa eredità politica che i padri della Comunità hanno consegnato nelle mani dei governanti di oggi. Ne è un esempio il progetto New European Bauhaus

La cultura come veicolo d’innovazione

Questa iniziativa si inserisce nella più ampia realizzazione dell’European Green Deal, finalizzato alla neutralità climatica che l’Unione Europea dovrebbe raggiungere entro il 2050, garantendo, in tale maniera, il primato mondiale per la più importante conversione ad una realtà ecosostenibile. 

L’European Green Deal si pone come obiettivo la riduzione dei gas serra e dell’inquinamento, prerequisito fondamentale per favorire la biodiversità. Il New European Bauhaus è un progetto fondato sulla creatività multidisciplinare e per la sua realizzazione si è aperta la call alla partecipazione di tutte le menti creative appartenenti alla Comunità europea. Architetti, designer e artisti saranno i motori del cambiamento. 

Il Premio New European Bauhaus apre le porte a tutte le idee in grado di far immaginare un futuro improntato sulla sostenibilità, attento agli sprechi e lontano dalle cattive abitudini che danneggiano l’intero pianeta. L’idea originale è quella di rintracciare attraverso la cultura e le iniziative permeate di creatività una chiave per lo storytelling del Green Deal, affinché questo non rimanga un progetto incapace di uscire dalle stanze del parlamento europeo ma in grado di radicarsi nella mentalità dei popoli dell’UE. 

Lo stimolo alla visione di un progresso sostenibile necessita della complicità di ogni individuo che nella sua realtà quotidiana prenda parte al cambiamento. L’Unione Europea quindi gioca la carta della cultura finalizzata al coinvolgimento e richiama in maniera esplicita l’esperienza della scuola del Bauhaus, fondata e diretta da Walter Gropius negli anni ’20 e parte degli anni ’30 del xx secolo.