Il quartiere Pigneto di Roma non è solo ed esclusivamente un crogiuolo di locali per il divertimento serale, i negozi che sostengono l’interesse di chi ormai ha dimenticato l’aperitivo serale sono poliedrici e diventano piccoli e interessanti spazi espositivi. Da Kolata design per esempio, oltre a trovare le creazioni di gioielli sempre realizzati a mano, vengono esposte capsule collection tessili e stampe di illustratori poco conosciuti sul panorama capitolino.
Come Luisa Tosetto, che ha scelto di riassumersi in LA TOS, i cui lavori spiccano incuriosiscono per la capacità pragmatica.
Soffermarsi su un tratto, che riesce a essere esplicativo con la giusta sovrapposizione dei colori e comunicativo con pochissime linee, è interessante soprattutto in un momento in cui per forza di cose le sovrapposizioni immaginifiche sono eccessive, visto che il monitor è diventato l’unico modo per uscire fuori da quello che viviamo o forse per entrarci più dentro.

LA TOS è la terapia ormonale sostitutiva: una cura necessaria per uno dei cambiamenti del corpo femminile, la menopausa. La femminilità è sottoposta costantemente ai cambiamenti e alle modificazioni, il corpo si evolve, si adatta al suo tempo e ai suoi anni. Se dovessi lavorare sulla confezione di un medicinale dedicato al pubblico femminile quali colori useresti e perché?
«Non so se ragionerei esattamente su una palette di colori dedicata solo al pubblico femminile, piuttosto mi interrogherei sul contenuto della confezione del medicinale. E se davvero dovessi pensare alla terapia ormonale sostitutiva, credo opterei per colori a forte contrasto, qualcosa di psichedelico, probabilmente con del fluo. Cercherei di tradurre il senso di volubilità, alterazione, e altalena di umori ed emozioni tipica di chi ha gli ormoni in subbuglio».
Il vettoriale e la morbidezza: combini l’immagine piatta con le linee affusolate che creano uno spessore e una profondità. Quali sono i tuoi colleghi in cui riconosci una ricerca analoga?
«Amo molto il lavoro di Davide Baroni e Salvatore Liberti».
Sei torinese e vicentina d’adozione, la tua passione per le figure pronte a immergersi nell’acqua come nasce?
«Dal fatto che alcuni anni fa ho iniziato più per obbligo che per diletto a nuotare. E nuotando la mattina, molto presto, ho iniziato a osservare e a ragionare sul senso di leggerezza e grazia che l’acqua dona a tutti i corpi, anche a chi – come la sottoscritta – si sente normalmente piuttosto goffo e impacciato. Ne è uscita così una serie illustrata, oltre che un vero amore per la piscina».