Design, il meglio del 2020

Milano

Fine anno, tempo di bilanci, in ogni campo. Tutti amari, o quasi. Quello relativo alle installazioni artistiche site specific, realizzate in luoghi pubblici, anche quest’anno racconta molte esperienze interessanti, destinate a lasciare il segno nella geografia dell’arte e del design contemporanei. La rivista internazionale Designboom ha redatto una classifica, che ci sentiamo di condividere. Ecco la top 10.

Questa è una delle più rappresentative opere della rassegna Desert X, che si è svolta a febbraio 2020 in Arabia Saudita. I curatori Raneem Farsi e Aya Alireza hanno chiamato 14 artisti per lasciare una traccia nel deserto che parlasse di ambiente, storia, comunità. Questa p una delle più particolari installazioni della mostra, realizzata da Rashed Alshashai.

Questa l’abbiamo vista in tanti, a Roma, nel Parco dei Daini di Villa Borghese. Si tratta di Etherea di Edoardo Tresoldi, un’installazione in rete metallica originariamente concepita per il festival di musica e arte di coachella valley nel 2018. È arrivata quest’anno a Roma per la mostra Back to nature, ancora in corso. Ridisegnata e riorganizzata per l’occasione, la grande opera dialoga con gli alberi circostanti. La monumentale opera prende spunto dall’architettura barocca e neoclassica, mentre la trasparenza della sua matericità incornicia in modi inaspettati gli scorci del parco.

L’artista olandese Florentijn Hofman ha introdotto una monumentale volpe nel tessuto urbano di Rotterdam. Tenendo un sacchetto di plastica tra le fauci, l’animale lungo 16 metri torreggiava sopra un incrocio congestionato che separa i quartieri di Bospolder e Tussendijken, un’area della città dove, di sera, si vedono comunemente le volpi. Con l’enorme opera, l’artista ha suggerito uno scontro tra i due regni: la città e la natura.

Olafur Eliasson ha svelato la sua ultima opera d’arte pubblica permanente intitolata Our glacial perspectives, collocata lungo il ghiacciaio Hochjochferner in Alto Adige. Dopo aver visto l’opera d’arte in vetro, i visitatori del monte Graw e si sono incamminati lungo un sentiero che conduce lungo il crinale della montagna per 410 metri. Il percorso è diviso in modo incrementale da nove porte che sono distanziate ad intervalli corrispondenti in scala alla durata delle ere glaciali terrestri, segnando una profonda linea temporale del pianeta, del ghiaccio e dell’ambiente.

Lo studio newyorkese Behin ha ha realizzato Together apart un’ installazione in tessuto a rete arancione brillante costruita in due diversi siti in Danimarca. Ogni installazione consiste in quasi 400 nastri di tessuto a rete rivestita. I due progetti sono un sequel dell’installazione Coshocton ray trace.

French exit, dell’artista lituano Tadao Cern è un’installazione immersiva in Lituania in cui l’erba secca sospesa copre l’intero soffitto di una stanza vuota. Il progetto raggruppa fili di erba secca, trasformando un oggetto quotidiano facilmente accessibile in un’opera d’arte contemplativa.

L’artista francese Xavier Veilhan e il suo collaboratore di lunga data, lo scenografo Alexis Bertrand, hanno installato un paio di sculture monumentali in due parchi nel distretto di Vårberg, un sobborgo sud-ovest di Stoccolma. Intitolate Vårbergs jättar (I giganti Vårberg), le opere sono realizzate con blocchi prefabbricati autoportanti di cemento blu. Il progetto, commissionato da Stockholm Konst, segna la più grande opera d’arte della città e il suo più grande investimento artistico fino ad oggi.

Victor Solomon ha realizzato Kintsugi court per illustrare il basket come piattaforma per l’unificazione e la guarigione. In questi tempi di isolamento causato dalla devastante pandemia, l’artista ha esplorato il ruolo dello sport come piattaforma unificante che ispira la guarigione.

Esponendo l’arte come sfida alla tecnologia, il famoso scultore Bernar Venet ha inaugurato la sua monumentale opera intitolata l’Arc majeur, lungo un’autostrada in Belgio. L’installazione percorre l’autostrada E411, al confine tra Namur e Lussemburgo. L’artista aveva inizialmente concepito il progetto in acciaio corten oltre 35 anni fa nel 1984 – con l’intenzione di collocarlo lungo un’autostrada in Francia – in un periodo in cui l’arte si stava solo emancipando dallo spazio museale e iniziava ad affermare la sua presenza nello spazio pubblico per essere apprezzata da tutti.

Ogni anno il Musée des beaux-arts di Montreal (MBAM, Montreal museum of fine arts) chiede proposte per un’installazione effimera sull’avenue del museo. Il vincitore di quest’anno è stato lo studio di design canadese NÓS, che ha creato dune mobili, un miraggio esperienziale che si estendeva di fronte al museo.