Ormai lo sappiamo, nell’ era post covid, più spazi aperti ci sono, più facile è ripartire. E la Fondazione Orestiadi di Gibelina in questo fa da maestra proponendo, per la prima mostra dalla riapertura, un percorso espositivo interamente open air attraverso i luoghi che l’hanno resa uno dei siti più suggestivi dell’intera Sicilia. Museo a cielo aperto è il titolo della mostra che, in programma dal 26 giugno, la Fondazione propone per presenta le nuove acquisizioni della collezione di arte contemporanea rendendo omaggio al suo fondatore Ludovico Corrao.
Nel percorso espositivo proposto le opere disseminate negli immensi spazi esterni del Baglio di Stefano, la celebre Montagna di Sale di Mimmo Paladino realizzata per le Orestiadi del 1990, tra i più grandi lavori del maestro della Transavanguardia, la scultura, bifrontale di Pietro Consagra; L’uomo con un carico di lune di Enzo Cucchi, collocata nel giardino tra palme secolari; l’installazione in marmo e ossidiana dell’artista inglese Peter Briggs, la Chiesa Madre della coppia Ben Jacober e Yannick Vu, e le morbide parabole in bronzo di Siderale di Michele Cossyro, istallate nel cortine del granaio; e ancora le formelle in ceramica smaltata di Croce Taravella che con cromatismi accesi e un altorilievo materico fa dialogare i mercati di Palermo e quelli di Tunisi.
In uno degli aterlier, inoltre, è possibile vedere anche il Tappeto Mediterraneo di Jonida Xherri, artista albanese che ha cucito insieme storie, fili e perle in un progetto collettivo realizzato insieme ai migranti dei centri di prima accoglienza dei comuni limitrofi a Gibellina, in un intreccio di culture simbolicamente unite nel segno dell’arte.
Tra le ultime acquisizioni c’è poi l’installazione di Mustafa Sabbagh, Giacomo Rizzo, Costanza Ferrini, Giacomo Rizzo.