Se le gallerie d’arte vanno in tilt, l’intero sistema dell’arte ne risente. A partire dagli artisti. E in questa fase di emergenza, dopo due mesi di chiusura e con la prospettiva di una chiusura al turismo e della sospensione degli eventi fieristici, l’allarme è già scoccato. Servono rinforzi, misure coraggiose, ma indispensabili, per permettere al settore di resistere fino alla ripresa della normalità. E chissà che il momento del bisogno non possa rivelarsi utile per introdurre in pianta stabile alcune best practise normative a supporto del collezionismo d’arte. L’Associazione nazionale gallerie d’arte moderna e contemporanea, unica voce a livello nazionale a rappresentare la categoria dei galleristi, ha inviato oggi una lettera al ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, per sollecitare l’apertura di un immediato dialogo su temi strategici. Il presidente Mauro Stefanini e il Consiglio direttivo dell’Angamc hanno ritenuto doveroso richiamare l’attenzione del governo sulla necessità di dare risposte concrete e immediate alla filiera artistica e in particolare al sistema delle gallerie.
I NUMERI
Il settore conta circa 500 gallerie d’arte, il cui forte impatto economico, culturale e sociale sul Paese è facilmente immaginabile. Basti pensare alle 5.000 mostre private realizzate ogni anno, ai 10.000 posti di lavoro creati da attività di gallerie, artisti, curatori, restauratori e trasportatori specializzati, agli ingenti investimenti in cultura per un volume d’affari di centinaia di milioni di euro, a cui si aggiunge tutto l’indotto che arricchisce il tessuto economico delle città, in particolare nei settori turistico, alberghiero, ristorativo e fieristico.
Quest’ultimo rappresenta l’occasione principale per le gallerie di fare mercato, generando affari per circa il 70% dell’intero fatturato. La prospettiva, sempre più concreta, di posticipare o annullare le principali manifestazioni fieristiche nazionali e internazionali sta creando nella categoria una diffusa preoccupazione. «Questa eccezionale fase di crisi potrebbe – spiega l’associazione – mettere in discussione la riapertura di molte gallerie in Italia, rischiando così la perdita di un know how unico al mondo, oltre ad un’opportunità di crescita e sviluppo per tutto il Paese. La maggior parte delle gallerie d’arte sono piccole imprese con lavoratori dipendenti e reti di artisti che fanno affidamento esclusivamente su ricavi generati dalle vendite delle gallerie stesse. L’inattività di questo periodo e la conseguente perdita di entrate renderanno sempre più difficile per queste gallerie sostenere i costi dei propri addetti e supportare gli artisti».
LE RICHIESTE
«In questa fase – dichiara il presidente Mauro Stefanini – accogliamo favorevolmente gli interventi del Governo mirati alla concessione di esenzioni, a momentanei blocchi dei pagamenti di mutui e utenze, alla proroga dei pagamenti F24 e altre eventuali imposte, ma riteniamo fondamentale riprendere il dialogo su temi strategici per la categoria, come Art Bonus, IVA primo mercato, IVA importazioni e SIAE / diritto di seguito, che abbiamo già avuto modo di portare all’attenzione del ministero della Cultura e che saranno fondamentali per porre le basi per il rilancio del Sistema dell’Arte. L’Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea è pronta e disponibile a dare tutto il suo supporto al ministro Franceschini e per questo auspica l’apertura di un tavolo di confronto post emergenza. Musei, artisti, operatori e collezionisti condividono le stesse preoccupazioni e la politica ha il dovere di ascoltarli».
In queste settimane di dibattito sull’emergenza sanitaria, prima, ed economica, poi, purtroppo si è sentito parlare troppo poco del sistema artistico-culturale, vitale per l’economia del Paese. Un sistema che, nonostante l’isolamento, ha dimostrato grande caparbietà e istinto di sopravvivenza organizzando una moltitudine di iniziative digitali e virtuali in questo periodo per continuare a tenere vivi l’attenzione e l’interesse del pubblico sui temi dell’arte. Uno sforzo, non da poco, dietro cui si è mossa un’intera filiera, attingendo alle poche risorse disponibili, in altri casi facendo ricorso alla creatività o alla solidarietà dei players del mondo dell’arte per poter ovviare l’ostacolo rappresentato dal ”low budget” o dal ”zero budget”. Motivi per cui sarebbe opportuno e doveroso da parte del ministero competente farsi carico di tali problematiche per farle salire il più in alto possibile nella lista delle priorità dell’agenda di governo.