5 minuti 2 volte al giorno

Roma

«Questa storia su Chet Baker non è una biografia né intende esserlo. Si tratta di una narrazione, come narrazione lo è la musica in sé: con le sue note, melodie, armonie. Noi abbiamo utilizzato parole e disegni, in una sorta di ideale spartito per raccontare i tormenti di un grande artista». Sgombera il campo da qualsiasi possibile equivoco Marco Di Grazia (sceneggiatore, esordisce nel fumetto con la serie Area 51 nel 1997), autore insieme a Cristiano Soldatich (illustratore, esordisce come vignettista per alcuni quotidiani locali) dell’affascinante graphic novel Cinque minuti due volte al giorno (Shockdom, 112 pagine, 12 euro), il cui racconto è ispirato all’esperienza del trombettista e cantante Chet Baker nel carcere di Lucca. Siamo nell’estate del 1960. Arrestato per possesso di droga, il grande jazzista subisce un processo e viene condannato a scontare 16 mesi nel carcere della città toscana (era solito suonare nei noti locali della ”dolce vita” estiva di quegli anni). Qui, a seguito delle sue numerose richieste, un giudice gli permette di suonare l’amata tromba in cella, ma soltanto per cinque minuti due volte al giorno. «L’idea del volume è nata proprio leggendo in rete questo episodio della sentenza – molto particolare, forse anche poco ortodossa, ma comunque ”poetica” – del giudice», spiega Di Grazia, che precisa: «Cinque minuti due volte al giorno era già un titolo e la storia è partita da lì. Poi abbiamo voluto raccontare una vicenda intima, non una biografia, ma un uomo e un artista, con i suoi demoni e la sua grandezza, in quel periodo in cui ha vissuto e suonato, fra Lucca e la Versilia, fra il 1960 e il 1961, quando uscì dal carcere». Incalza Soldatich: «Posso affermare che la storia nasce qualche anno fa su una mia richiesta di una breve sceneggiatura per partecipare ad un concorso fumettistico all’interno di un noto festival jazz. Al concorso non ho mai partecipato ma la storia si è evoluta e ampliata». E l’idea di concentrarsi su di un episodio specifico, quello del carcere lucchese? «Ritengo che sia dovuta al fatto che né a me né a Marco interessava fare la biografia di un artista – replica l’illustratore – ma ritenevamo più interessante ripercorrere le tracce e un passaggio di un personaggio che ha segnato, a suo modo, sia la città di Lucca sia il mondo della musica». Pagine che procedono di buona lena fra droghe, vita notturna, corse in auto, donne indecifrabili, la musica, le note, il jazz. Ma che tipo di lavoro c’è dietro a Cinque minuti due volte al giorno? «L’integrazione durante la fase di lavorazione tra noi è avvenuta in modo naturale – ammette Soldatich –, in questo lavoro specifico Marco mi ha lasciato abbastanza libero di creare, modellando la griglia della sceneggiatura in base al mio modo di raccontare». E da parte dello sceneggiatore? «Il mio è stato un lavoro di studio ed ”empatia”. Cercando di entrare nelle note della musica di Chet Baker e di riportarla nella sceneggiatura tenendo conto delle esigenze di Cristiano, che poi era colui che doveva ancora di più ”fare jazz” con i suoi pennelli», riconosce Di Grazia. Ma chi è per voi Chet Baker? «Un musicista di rilievo, un artista immortale, ma che non ero mai riuscito a vivere intensamente. Con questa storia ho conosciuto di più sia lui sia la sua musica, rimanendo spesso estasiato dalla grandezza del musicista e spesso colpito dalla fragilità dell’uomo», circoscrive Di Grazia. Parole cui fanno eco quelle di Soldatich: «Chet Baker ha fatto parte della nostra storia, delle nostre giornate, è diventato un amico e ci ha raccontato i suoi tormenti, le sue paure, le sue note».

Info: www.shockdom.com

 

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