Alla Gagosian gallery di Roma giovedì 19 settembre (ore 18) inaugura la personale di Huma Bhabha, l’artista pakistana, ormai statunitense d’adozione. Si tratta della sua prima volta a Roma, dopo aver girato le massime istituzioni artistiche mondiali nel corso della sua carriera, tra il MoMa, la Biennale di Venezia, il Whitney museum, il Centre Pompidou e molti altri. La mostra si intitola The Company, una raccolta di disegni su fotografia e sculture figurative intagliate nel sughero e nello Styrofoam, realizzate con materiali di scarto e argilla, o fuse in bronzo, attraverso la quale l’artista esplora le tensioni tra tempo, memoria, e sradicamento. Tra fantascienza, resti archeologici, rovine romane e utopia postbellica l’artista trasforma la figura umana in totem ghignanti, allo stesso tempo figure inquietanti e sinistramente divertenti.
La mostra è in parte ispirata a La Lotteria a Babilonia (1941), un breve racconto di Jorge Luis Borges nel quale una società immaginaria è sopraffatta dal sistema di una lotteria incombente che dispensa ricompense e punizioni. La lotteria è presumibilmente diretta dalla Compagnia, un segreto, forse inesistente organismo che decide i destini delle persone. La processione di sculture di Bhabha svela il potere di questa Compagnia misteriosa. Questa comprende un paio di grandi mani disarticolate dal corpo che sembrano fluttuare su piedistalli trasparenti; una figura seduta; e numerose figure in piedi di diverse dimensioni. I disegni su fotografia richiamano questi personaggi, che potrebbero provenire da un lontano regno futuristico così come da una civiltà perduta. Le figure in piedi sono intagliate in pile di sughero scuro, emanante un acre odore di terra, e dal suo opposto tecnico, lo Styrofoam. Questi materiali, dall’aspetto duro e compatto, come pietre erose e marmi appena estratti, sono in realtà leggeri e morbidi e permettono a Bhabha di scolpire in maniera rapida e spontanea senza rifiniture. Il processo scultoreo diventa così una sorta di flusso di coscienza dal quale emergono mostri alieni, divinità della fertilità e kouroi greci.
I visi delle sculture di Bhabha simili a maschere sono allo stesso tempo maestosi e conturbanti. Dipinti in sorprendenti toni pastello – azzurro, malva, rosa e verde – richiamano i graffiti, nei quali la sporcizia urbana si mescola a interventi pittorici dai colori brillanti. Con i loro lineamenti folli da cartone animato rafforzati da un profetico bipedismo, le sculture di Bhabha sembrano sia prendere in giro che mettere in guardia, in quanto riflessioni sul e testimoni dell’orgoglio e del potere umano, della venerazione e dell’iconoclastia. Accostando cicatrici di guerra, il colonialismo e i traumi ad allusioni ad eventi attuali e ai media di massa, Bhabha ha a lungo sostenuto che il mondo sia un’apocalisse, creata sia dall’uomo che dalla natura: le sue sculture saccheggiate sembrano essere testimoni di una certa catastrofe alla quale sono riuscite a sopravvivere per raccontarne la storia. Come un faraone sul trono o un cyborg colpito da una pioggia di schegge di proiettili, una figura seduta è realizzata con argilla giallastra compressa in rete metallica, frammenti di Styrofoam macchiati, ossi giocattolo per cani e sedie arruginite provenienti da Karachi, la città natale di Bhabha, intrappolata in un fuoco incrociato di conflitti intestini e internazionali.
N.B In occasione della mostra, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea a Roma ospita l’artista in conversazione con Cristiana Perrella, Direttrice del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, il 18 settembre alle 18.00. La conversazione, aperta al pubblico, si terrà in inglese.
Opening giovedì 19/09 ore 18
Gagosian gallery, via Francesco Crispi 16, Roma
www.https://gagosian.com/