Per fortuna nessuno ci porterà via l’arte. Nello scenario attuale, fortemente caratterizzato da incertezza e ”timore per il futuro” l’arte e il suo essere per natura sovversiva, sembra essere l’unica speranza. Per molti la pratica artistica diventa, infatti, un ottimo strumento in grado di analizzare la realtà circostante e parallelamente argomento di un’indagine oggettiva sulle pratiche sociali. La ricerca di Giulio Delvè, artista napoletano classe 1984 e vincitore del Talent Prize 2011, si colloca perfettamente sulla scia di questa riflessione e si concentra in particolare sull’analisi di pratiche di autorganizzazione e di autogestione collettiva. Si tratta di strategie di sopravvivenza ed economie alternative sviluppatesi dal basso, in risposta alle dinamiche sociali e ai fenomeni di marginalità. Negli spazi di ADA a Roma fino al 27 luglio, sono in scena proprio i risultati di quest’ ultimo progetto di Delvè nella mostra Pastocaldo dove gli aiuti FEAD, messi a disposizione dalla Comunità Europea per le famiglie indigenti, vengono riletti e riorganizzati, aprendosi così a ulteriori funzioni e nuove possibilità semantiche. I diversi formati di pasta sono cotti e assemblati, fino a convertirsi in gioielli, successivamente riprodotti con microfusioni in ottone e indossati da modelli in jesmonite. Così come il packaging e la grafica utilizzati per identificare i FEAD, sono trasformati in elementi testuali, sviluppati su paramenti in PVC.
Fino al 27 luglio, Ada Roma Via dei Genovesi 35. www.ada-proect.it