I borsisti di Villa Medici

Roma

Si alza il vento, è la mostra dei borsisti 2018-2019 dell’Accademia di Francia a Roma, a Villa Medici: presentata da Stéphan Gaillard, direttore e segretario generale della stessa, è a cura di Hou Hanru e Evelyne Jouanno. Sedici i borsisti che abbracciano varie discipline: le arti visive, il design, l’architettura, la musica, il cinema, la letteratura, la storia dell’arte. Il fatto che i borsisti abbiano provenienze così diverse ha portato ad un confronto eterogeneo giunto ad un unità nel continuo dialogo. Il titolo della mostra prende spunto dalla caduta degli alberi all’interno della villa a causa del forte vento che ha colpito Roma quest’anno. Il vento rappresenta simbolicamente la violenza e la crisidella nostra società in questo periodo di incertezza mondiale. I borsisti si sono ispirati alla Città Eterna, ma anche, quindi, alle condizioni culturali e sociali contemporanee tra cui la situazione ambientale e storica, le espressioni locali e internazionali.

Nella prima sala la scrittrice Hèléne Giannecchini riproduce tavole anatomiche connesse con un libro da lei scritto sviluppatosi in un incrocio tra un romanzo ed un saggio. Così l’artista va a svelare come l’anatomista non indaghi semplicemente il mondo, ma in qualche maniera lo vada a creare. Nella cisterna della Villa è presentato un video nato dalla collaborazione tra l’architetto paesaggista Mathieu Lucas e il musicista Sasha J. Blondeau: ripercorre paesaggi urbani ed extraurbani dove protagonista è il ponentino romano che durante l’estate rinfresca la città. La riflessione si incentra sul fatto che questa brezza non arrivi quasi più in città a causa delle costruzioni realizzate nel corso degli anni. I due artisti vogliono così indagare la modifica del clima dovuta all’intervento dell’uomo. Il commento sonoro allude a questo vento, mentre suoni ci riportano alle gocce d’acqua che entrano nella cisterna quando piove contestualizzando l’opera all’interno della sede che la ospita. Proseguendo per le stanze il video di Rébecca Digne in cui un elefante cammina per i giardini della Villa: la tematica è la memoria. L’elefante a capo del branco attraverso la proboscide acquisisce la memoria del luogo dove si trova l’acqua e quindi grazie ad un ricordo spaziale porta il branco verso la vita. Inoltre così istituisce rapporti relazionali con il resto della mandria. Tutto ciò conduce ad un confronto con i legami sociali umani nella precarietà dei nostri giorni. Mentre Pauline Lafille, storica dell’arte, affronta il tema della memoria storica: attraverso il mezzo video esplica la visione del quadro La battaglia di Lepanto conservato a Palazzo Ducale a Venezia. La battaglia, avvenuta nel ‘500 tra cristiani e turchi, ha visto la partecipazione della città lagunare. Il dipinto misura 14 metri per 5 ed è quindi difficilissimo da fruire, così l’artista ne ha voluto rendere una visione guidata da una prospettiva personale. La fille mette poi in risalto personaggi ed eroi della città di cui si possono sentire le gesta nel commento sonoro. Accanto il video dell’artista visuale e ballerina Lili Reynaud-Dewar che dal 2011 realizza film dove danza nuda con il corpo dipinto di grigio spesso in luoghi istituzionali. Occupa lo spazio con la sua delicata corporeità infrangendo tabù e portando un’idea di libertà. Sembra una statua che si anima andando a dar vita a punti situati all’interno di Villa Medici in maniera anticonvenzionale. Nella sala successiva le opere di Léonard Martinispirate alla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello dipinta intorno al 1456 di cui esistono tre copie custodite rispettivamente a Firenze, Parigi e Londra. I disegni preparatori e le maquette esposti sono serviti a Martin per creare una marionetta di imponenti dimensioni che incarna, in un cavaliere, il senso del quadro. Le varie tappe di lavorazione hanno portato poi alla realizzazione di un video dove in un corteo uomini portano lance incrociate, visualizzazione della prospettiva della Battaglia dove essenziali sono le lance. Infine Paolo Uccello spesso partiva da elementi scultorei per poi arrivare all’opera pittorica, mentre qui Martin fa il contrario. Le scale della sala diventano spazio per un’installazione totale dei designer Gaëlle Gabillet e Stéphane Villard ispirata agli affreschi della città di Roma. Una moquette è stampata con disegni che creano l’effetto del trompe-l’oeil, mentre tronchi d’albero, parti di alberi abbattuti dal vento a Villa medici, sono posti a guidare la quinta scenografica: il tutto a formare una rinnovata prospettiva che conduce verso l’alto. I tronchi sono colorati con un procedimento all’avanguardia che utilizza una soluzione liquida quasi a voler attualizzare la tecnica a confronto con un’idea di classicità. La ricerca di opera totale e la messa in scena che coinvolge il pubblico richiamano il Barocco romano. Salite le scale si apre la stanza dove Riccardo Venturi ha presentato stampe di Piranesi. Venturi ha scoperto molti documenti su Piranesi all’interno di Villa Medici grazie ai quali ha scoperto anche che il maestro,durante la sua vita, era frequentemente in contatto con l’Accademia di Francia allora situata in via del Corso, strada dove abitava. La particolarità dell’arte di Piranesi cui Venturi è interessato è la pressoché assenza dell’uomo tra le architetture che l’artista disegnava. Venturi ne legge la preconizzazione di una Roma futura dove l’umanità non avrebbe avuto spazio e vita in un contesto distopico. Mentre Federika Amalia Finkelstein, scrittrice, ha realizzato un libro su di un episodio avvenuto a Parigi dove un uomo è stato sequestrato e poi torturato, fino alla morte. L’uomo ha compiuto 167 passi scappando dal portabagagli dove era stato rinchiuso, prima di morire. I 167 passi sono essenziali per la scrittrice che insiste su questo particolare per rendere la drammaticità dell’avvenimento. Un altro scrittore, Miguel Bonnefoy, riempie una stanza di scritti stampati, tratti da tre libri diversi, affinché la parola possa trasformarsi in una spazialità concreta. Gli scritti sono disposti in una composizione ordinata ma senza essere consequenziali, mentre una voce narrante li recita in maniera lineare. La volontà è di attivare un disorientamento nella fruizione dell’opera. Il pittore Thomas Lévy-Lasne crea un contesto dove l’apparenza è fondamentale per rappresentare un crollo ecosistemico di un mondo in decadenza. Sono presentati dipinti, bozzetti ed un acquarello che testimonia la sua produzione per un album. Lola Gonzàles espone un ciclo di fotografie ed un film. Durante gli anni del suo percorso artistico ha costituito un gruppo di lavoro con persone provenienti da tutto il mondo tra cui si è sviluppata un’amicizia ed un sodalizio che sono testimoniati nella sua arte. Chiede a queste persone di cadere per terra senza che sappiano il perché suscitando un linguaggio del corpo casuale ed espressivo presente nelle sue fotografie. Nel film inventa, con un suo amico, un altro linguaggio, questa volta verbale, che poi sottotitola compiendo un’operazione semiotica interessante. François Hébert realizza un lungometraggio che si ispira alla catastrofe climatica: in una città ormai post industriale un ragazzo lavora in un supermercato attaccando le etichette ai cibi, sebbene non lo paghino ne è felice. La telecamera lo segue nel suo vagare per la città ed in qualche maniera diventerà testimone della futura apocalisse. Clara Iannotta, invece, costruisce strumenti musicali immaginari. Fin da piccola è stata abituata alla costruzione di giochi perché il padre non le comprava giocattoli preconfezionati, così ha sviluppato una propensione che poi ha trasformato in vera e propria creatività artistica. Qui presenta uno strumento fatto di legno ed elastici ed uno realizzato con i carillon. Per i curatori, HouHanru e Evelyne Jouanno, i borsisti della Villa ”si identificano con specifiche missioni condivise, brevi ma intense e ne è la dimostrazione questa Mostra che conclude la loro residenza ed è destinata a mostrare non tanto i risultati individuali e la ricerca dell’eccellenza, ma soprattutto lo sforzo compiuto per liberarsi da certe routine personali, per superare le modalità espressive e i medium abituali in favore della sperimentazione”.
Fino 18 agosto Accademia di Francia Villa Medici: Viale Trinità dei Monti 1 Roma.

Info: www.villamedici.it