È in corso la prima personale romana dell’artista Sabino de Nichilo, Organi da asporto, presso L29 art studio, lo spazio espositivo collegato agli studi delle artiste Flavia Bigi, Francesca Romana Pinzari e Gaia Scaramella. Il testo critico è di Lorenzo Madaro. Presentate, tra le altre, le serie di ceramiche ”Organi da asporto”, ”Carne frolla” e ”Anus”.
Le sculture dell’artista rappresentano strutture organiche che possono far pensare a stomaci, fegati e cuori, ma reinventati con escrescenze, orifizi, costruzioni di materia che si incarnano in piccole architetture. Sembrano andare oltre la corporeità che le contiene diventando indipendenti, ”possono staccarsi dal proprio fisico, e da un altro punto di vista si possono portare via e quindi sono ”da asporto” con una sottile ironia che allude alla società contemporanea” dichiara de Nichilo. Quasi si ribellano con la presenza di ”malattie”, figurate in particolari messi in risalto, ”malattie” che fanno parte degli organi stessi, ne rappresentano una sostanza viscerale, e vanno a cambiare anche lo spirituale, racchiuso all’interno del corpo, che il dolore fisico modifica; infatti l’artista dichiara: ”il corpo per me rappresenta un contenitore di qualcosa che lo trascende e lo supera, lo spirituale, però permette allo spirituale di stare nel mondo. Vige il detto mens sana in corpore sano.” Le sculture si concretizzano in equilibri precari: sono squilibrate ed equilibrate allo stesso tempo; alcune sono autoportanti, altre adagiate, ma in entrambi i casi producono l’inquietudine di una sospensione che le rende non identificabili in un tempo preciso, mentre la spazialità rimanda ad una dimensione consistente. Le varie cotture, il lavoro con colori e smalti produce un risultato di stratificazione che induce ad una contemplazione persistente. La manipolazione della materia porta ad un relazionarsi dell’artista con le opere che de Nichilo definisce ”fisico ed erotico”, la manipolazione a volte è anche violenta nel rompere con le mani, prendere a pugni, mentre altre volte è un accompagnare il processo scultoreo, ma sempre in maniera ”carnale”. I colori che utilizza sono vari: dal giallo ai verdi, al blu, al rosso carminio, all’arancio, talvolta i profili sono dorati e argentati. Questa vivacità cromatica insieme alla struttura delle opere, lo porta a scardinare il concetto di organo nel senso comune, per dargli un’aura di sacralità che gioca con la discrepanza tra allusione ad una corporeità usuale nell’immaginario collettivo e la presenza dell’oggetto che va interpretato nella sua complessità. Le ceramiche di de Nichilo vivono di aggregazioni intellettuali e fisiche che mirano allo stimolo di nuovi modi possibili di intendere la materia corpo che diventa viva inoltrandosi in mondi altri. Sono cimeli in un tempo indeterminato e che ora si presentano reinvantati nell’essere disgregati e ricomposti.
La mostra è accompagnata da un catalogo con il testo critico di Lorenzo Madaro ed è visitabile su appuntamento. Fino 11 maggio L29 art studio, via Labicana 29, Roma. Info: 328.4615638, 333.6658642