Ariaudo, da Biruchiy a Roma

Roma

Impossibile dimenticare il viso provato, gli occhi sbarrati, la chioma increspata e il tono rabbioso di Gene Wilder, nei panni del dottor Frederick von Frankenstein nello Young Frankenstein di Mel Brooks del 1974, quando lancia il suo celebre grido: It could work (si…può…fare!). Certo, è impossibile pensare che al di fuori della finzione letterario-cinematografica sia possibile ”animare nuovamente la materia inanimata”. Ma, rimanendo sul crinale scivoloso della possibilità, correre sull’acqua è possibile? La risposta di Franco Ariaudo, pur senza cambiare i poli da positivo a negativo e da negativo a positivo, coinciderebbe con quella del Dottor von Frankenstein. E, addirittura, correre più veloce di Cristo?

Fasterthan Christ è il titolo della personale dell’artista cuneese classe 1979 attivo a Torino, curata da Sergey Kantsedal alla Colli independent art gallery a Roma. La mostra si pone come evoluzione ultima di un progetto avviato nel 2017 a Biruchiy, in Ucraina, attraverso un periodo di residenza da cui è scaturito ”Basilisk or How to run on water”, un testo che raccoglie contributi multidisciplinari riguardanti la pratica della corsa sull’acqua. L’esposizione è strutturata in due parti: nel basement (project-book) il libro funge da nucleo atomico e cuore pulsante dell’intero progetto, e con esso una serie di disegni, schizzi e altri materiali preparatori che dettagliano la narrazione e legano il lavoro di Ariaudo a filo doppio con la mission di Colli, spazio da sempre dedicato all’editoria dell’arte; al primo livello, fronte strada, la mostra prende forma attraverso un linguaggio diverso, spiazzante: l’installazione Peter Mt14:31 composta da un tapis roulant con acqua che scorre al posto del nastro, le inedite, prototipiche Water Shoes appese al muro e un tappeto da fitness che ricopre il pavimento.

Dispositivi d’innesco, titolo compreso, di un paradossale che non è quello della classica situazione kafkiana. Qui non si tratta di entrare ”in un mondo surreale in cui tutti i tuoi schemi di controllo, tutti i tuoi piani, l’intero modo in cui hai configurato il tuo comportamento, inizia a cadere a pezzi, come ha scritto Frederick R. Karl; ma è piuttosto opposizione e rovesciamento, per dirla con Deleuze, dei due aspetti della doxa, buon senso e senso comune. La corsa sull’acqua, il tapis roulant riempito con acqua, le strambe water shoes, il tappeto da fitness come pavimento di una galleria d’arte, correre più veloce di Cristo concorrono a quella trasposizione operata da Ariaudoche forse non raggiunge i territori di senso e significato assoluti, sui quali invece si muove Deleuze per provare l’importanza dell’elemento paradossale nella “donazione di senso”, ma coinvolge la sfera delle possibilità, estendendone i confini e ampliandone lo spettro attraverso una sovrapposizione di piani di significato. Il tapis roulant, centralizzato nello schema espositivo, assume un carattere totemico che insieme al titoloci introduce al piano religioso della mostra, di una religiosità che, icasticamente richiamata anche dall’indicazione del versetto biblico (PETER Mt14:31 sui lati dell’installazione) e nel basementdall’immagine in serigrafia di Cristo con la fatidica frase “Whydidyoudoubt?” sovraimpressa, estrae dall’insieme anormale – ancora Deleuze – l’insegnamento della fede come fondamento, qui laico, di un agire umano che tende a raggiungere un obiettivo.Ariaudo, artista sportivo, agisce anche e soprattutto sul piano motivazionale – “Whydidyoudoubt?” – e risulta perciò necessario, insieme alla fede, l’allenamento, come sottolineato da Kantsedal nel testo introduttivo. Si giunge così alla determinazione di significato all’interno della mostra per il tappeto da fitness, ancora il tapis roulant ad acqua e le water shoes. Nella sua personalissima palestra, accanto al paradossale, al bizzarro e all’assurdodegli elementi compositivi della mostra, Ariaudo giustappone la potenza, come energia soggettiva che sviluppa le possibilità, le attualizza e le trasforma in realtà concrete, e il potere, come selezione e imposizione di una possibilità tra molte (Bifo), affinché ciò che risulta impossibile al senso comune, correre sull’acqua più veloce di Cristo, rientri nello spettro del possibile o, come ha scritto sempre Kantsedal, del plausibile. Non che ogni cosa possa essere realizzata, acida illusione di quel capitalismo egoista tanto criticato da Oliver James, ma almeno, secondo Ariaudo, è fondamentale non lasciare che senso comune, abitudini e imposizioni socio-economiche traccino sempre i confini e i limiti delle possibilità di ognuno di noi.

Fino al 18 maggio
Colli independent art gallery
Via di Monserrato 40, Roma