Quando il collezionismo diventa investimento

Milano

Come si fa a trasformare la passione per l’arte in un buon investimento?
Deloitte, società di consulenza che da oltre 10 anni analizza il costante emergere dei nuovi bisogni dei collezionisti, ha realizzato con ArtTactic un’indagine conoscitiva proprio per rispondere a questa domanda e capire come e quando i nuovi servizi di Art Wealth Management (che rappresentano l’ evoluzione del private ed investment banking) stiano rispondendo il modo adeguato ai nuovi bisogni dei collezionisti. Il dato indiscusso che emerge dal monitoraggio svolto dalla società è sicuramente la nuova attenzione per il valore finanziario dell’acquisto di opere d’arte e di conseguenza il sempre più stretto legame tra il mondo dell’arte e quello della gestione patrimoniale. Ma dallo studio emergono tanti altri temi interessati. Innanzitutto l’allineamento dei tre attori coinvolti (collezionisti, operatori di settore e gestori patrimoniali) sull’individuazione dei temi che costituiscono la vera minaccia per la reputazione e il funzionamento del mercato dell’arte: i problemi di autenticazione e di provenienza, la manipolazione dei prezzi, i conflitti di interesse e la mancanza di trasparenza.

Tutti temi che, nonostante un settore come quello dell’arte non possa essere analizzato con un approccio esclusivamente analitico, sicuramente possono trovare un aiuto nella tecnologia. Una combinazione di opinioni di esperti e algoritmi in grado di catturare dati storici e previsionali fornirebbe, infatti, un approccio più trasparente e credibile alla valutazione di un asset come quello dell’arte e degli oggetti da collezione. Seppur con queste difficoltà il 2018 per il mercato dell’arte e dei beni da collezione si conferma in crescita, sulla scia di un biennio positivo, grazie ad una serie di fattori: dal  crescente numero di persone e di professionalità interessate al settore all’ accesso alle aste  di una clientela più ampia e internazionale che ha permesso di esplorare correnti artistiche inedite.

Infine il report di  ha messo in evidenza una serie di tendenze e differenze rispetto a quanto successo negli anni scorsi. Primo tra tutti la “rivincita” delle donne nel sistema dell’arte globale: sono cresciute, infatti, le quotazione di opere di molte artiste a livello internazionale e sono state numerose le mostre di grande successo dedicate ad esponenti femminili  (a New York lo scorso maggio sono stati registrati ben 15 record per opere di artiste donne, guidati da un dipinto astratto degli anni ‘60 di Joan Mitchell venduto per 16,6 Mld di dollari). Cresce inoltre l’arte contemporanea africana e l’attenzione per altri settori dei beni da collezione: fotografia, vini e design le cui aste hanno registrato un incremento nel numero dei lotti e nel prezzo medio di aggiudicazione. Un rallentamento invece lo ha subito il canale online come strumento a disposizione delle case d’asta. Se da un lato, infatti, permette di partecipare in streaming alle aste in ogni parte del mondo, dall’altro rischia di minare la trasparenza sui prezzi delle contrattazioni (a questi timori e a quelli relativi ad autenticità, trasparenza e gestione del rischio stanno rispondendo criptovalute e blockchain, strumenti sempre più diffusi). Infine, per quanto riguarda i social, anche in questo settore Instagram fa da padrone indiscusso affermandosi come il canale preferito dal 63% degli operatori intervistati e diventando sempre più strategico per raggiungere i collezionisti.