La fotografia come espressione dell’indulgenza, il cinema per esplorare l’amore, il sesso e le relazione, tutto dal punto di vista femminile. Uniteli e vi ritroverete sul profilo Instagram di Sarah Bahbah, artista palestinese, cresciuta in Australia e oggi basata a Los Angeles. «Probabilmente avete visto le mie opere nell’account di qualcun altro» ironizzava fino a qualche tempo fa sul suo account. Vero, perché le fotografie di Sarah sono tra le più condivise e ripubblicate degli ultimi tempi. La sua opera ha catturato non solo i suoi 937k followers, ma anche brand come Gucci, Top Shop o Condé Nast, perché tutti in un modo o nell’altro si sono ritrovati nelle frasi e nelle immagini che la compongono, di un’onestà e di un’immediatezza che non sono facili da scovare nell’arte contemporanea. Lavori che nascono dalla soggettività dell’artista, e che esprimono la forza interiore della donna che ama e del suo desiderio e allo stesso tempo la spinta verso l’indipendenza, la sua reticenza ad appartenere a qualcuno. Ricordano still frames di film anni 80′, per la saturazione massima dei colori e la patina nostalgica che li ricopre, mentre parlano delle relazioni come le vivono i Millennials, questa nuova – non più nuova – generazione di mezzo, che si ritrova tra sentimenti viscerali e la tensione a evaderli in nome dell’affermazione della propria identità. Sarah Bahbah ci mette di fronte alle scelte che l’amore e il sesso ci chiedono di fare, superandole attraverso la difesa delle esigenze più nascoste delle donne. Secondo l’artista, non è necessario che l’uomo si senta in dovere di ricoprire sempre e quotidianamente un ruolo così limitante e duro come quello patriarcale, della figura potente e forte, così come non lo è per la donna quello di dover sopprimere la propria vulnerabilità e non riscoprire la propria individualità.
In Sex and Takeout, la serie fotografica che ha conferito a Sarah un successo internazionale, l’artista mostra due dei piaceri più semplici e allo stesso tempo più nascosti, che sono il sesso e il cibo spazzatura. Niente più tabù, è così, come lo vediamo, come lo sentiamo. This is not for you è un’evoluzione, in un certo senso, di questa posizione. «You never gave me a chance… to be your lover. But how foolish I was to believe I already had my hardest love.» Egoismo o apatia sentimentale? Forse si tratta di entrambi, e per la prima volta la generazione dei giovani che condivide e comunica le proprie emozioni e relazioni, finte o vere che siano, ottiene una voce, e un punto di vista critico. Qui siamo dentro l’amore liquido di cui parla Baumann, perché ad essere affrontata è quella lotta interiore tra ego e relazioni, che rappresenta la realtà, difficile, della nostra società. Bahbah racconta che chi la prova, non è da solo, non è sbagliato, è solo giusto che la veda e la superi, in un senso o nell’altro. Se poi l’amore non è corrisposto, come in I love you, me neither, allora arriva il dolore, ma non si chiude con un pianto, lo si sublima con un ballo.