L’arte fuori città

Mentre cala il sipario sull’Art Week cittadina, le occasioni per respirare l’arte continuano tutto l’anno, anche nei luoghi meno noti e più inaspettati. E’ il caso dell’entroterra bolognese, ricco di perle da scoprire tra le sue ampie vallate.

Guidando da Bologna verso sud, a Lama di Reno a Marzabotto, sui muri dell’ex cartiera – abbandonata dal 2006 a seguito della crisi della carta e del licenziamento di circa 800 persone – spiccano degli imponenti murales commemorativi della strage del 1943. Un’operazione militante prima che artistica, il progetto è stato promosso da Pennelli Ribelli che, oltre ad essere un Festival di Street Art, identifica anche l’Associazione di scopo omonima, fondata appositamente da Alex Sabattini, Giulio Campana e Andrea Casciu. Con l’appoggio del comune di Marzabotto e attraverso la realizzazione di una campagna di raccolta fondi, Andrea Casciu, Guerrilla Spam, Ericailcane, Nemos, Collettivo FX e Kiki Skipi hanno realizzato i murales tra il 1° e 7° ottobre 2018, con il coinvolgimento appassionato del paese e delle sue frazioni. La scelta è ricaduta sull’immagine del Lupo in ricordo di Mario Musolesi, comandante della Brigata Stella Rossa e operante nell’appennino Tosco-Emiliano tra il ’43 e il ’45. L’idea alla base del progetto è doppia: la riqualificazione di fabbricati fatiscenti e il lancio di un nuovo linguaggio rispetto alle forme di revisionismo attuali, dedicato alla memoria e alla simbolicità di Marzabotto, maggiormente ricordata per l’eccidio e meno per la Brigata Partigiana.

Addentrandosi ancora di più nella campagna bolognese, a Vergato, è possibile ammirare delle maestose vetrate del Maestro Luigi Ontani, nella sala del consiglio del quattrocentesco Palazzo dei Capitani della Montagna. Quattro vetrate, ciascuna dedicata, in successione e in rimando l’una con l’altra, ai quattro elementi naturali, al ciclo delle stagioni e alle fasi di vita dell’uomo, dalla fanciullezza, attraverso l’adolescenza e la maturità fino alla vecchiaia. Un trionfo di colori ma soprattutto di simbolismi accurati, tra i quali spiccano anche delle rielaborazioni del Maestro degli stemmi del Palazzo. Inoltre, in data da destinarsi, probabilmente in Primavera, Vergato sarà protagonista dell’inaugurazione di una fontana sempre firmata da Luigi Ontani.

Forse la sorpresa maggiore la riserva Riola, un paese di 900 abitanti, unico luogo in Italia ad ospitare un’opera del grande architetto finlandese Alvar Aalto. Non un’opera qualunque, ma una chiesa (Santa Maria Assunta).  Progetto promosso e fortemente voluto dal Cardinale Lercaro per rispondere all’esigenza dei circa 50.000 pellegrini che transitavano da quelle parti ogni anno, nel 1955 ebbe la sua prima spinta con il Primo Congresso Nazionale di Architettura Sacra, da cui nacque la rivista Chiesa Quartiere e un centro di studi sul tema. Nonostante i molti ostacoli tra processi decisionali e rallentamenti, la chiesa è stata inaugurata nel 1978 – e completata nel 1994 con la costruzione del campanile – ed è considerata tra i più significativi esempi di arte sacra contemporanea. Se poi si pensa alla poca classicità della struttura, tra la volta asimmetrica e il minimalismo estremo degli  interni, l’operazione appare ancora più straordinaria.

Infine, appena superato Riola, si erge la più bizzarra e fascinosa architettura della regione, la Rocchetta Mattei, acquistata nel 2005 e restaurata dalla Fondazione Carisbo. Costruita dal Conte Cesare Mattei (1809-1896) sui resti di un antico castello medievale, aveva uno scopo preciso: essere la culla della sua invenzione, l’Elettro-Omeopatia, una medicina che, con l’utilizzo di erbe naturali ed un metodo di preparazione da lui gelosamente custodito, avrebbe curato l’uomo da ogni suo male. Luogo ipnotico, il castello fonde diversi stili architettonici come il gotico-medievale e quello moresco, un labirinto di sale abbondantemente decorate, torri, scale a chiocciola e logge, tra le quali la riproduzione del Cortile dell’Alhambra di Granada rimane la più suggestiva. La notorietà del Conte grazie alla sua medicina divenne mondiale, tanto che Dostoevskji, ne “I fratelli Karamàzov”, fa raccontare al diavolo di essere riuscito a guarire da terribili reumatismi grazie a un libro e a delle gocce del Conte Mattei.

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