Clio Simon

C’è un punto di partenza chiaro nelle ricerche di Clio Simon che paradossalmente ma non raramente concorda con il punto finale definendo un loop : non cercare e non dare risposte. «Credo – spiega nell’atelier Wicar a Roma dove sta ultimando la sua residenza – che sia stato Deleuze a dire che l’informazione è dittatoriale. In nessun modo voglio indicare una strada con i miei lavori ; anzi : tento di trasmettere nello spettatore i miei stessi dubbi, le mie stesse domande». Simon fa video, ha studiato al Fresnoy e cammina in un territorio ibrido utilizzando modalità documentarie e strumenti cinematografici per cecare di definire l’identità del suo, come lo chiama lei stessa, «documentario d’autore. Sono sempre stata interessata – continua – alle scienze sociali e antropologiche, se i miei film hanno un aspetto documentario è all’inizio, nella scrittura : lì dove mi pongo questioni politiche e sociali».

Ispirazione e base dei lavori di Simon è l’antropologo e allievo di Levi-Strauss, Maurice Godelier. Lo studioso ha dedicato molti dei suoi scritti al concetto di società : cosa è, cosa la definisce e come nasce. Godelier crede che l’unico fattore in grado di unire persone in tribù, in città, ecc, non è da rintracciare nella famiglia e quindi nell’eredità, quanto in un insieme di regole comuni che si accettano o si rifiutano ma che vengono individuate come punti di riferimento. « Queste regole, le leggi, la morale – spiega l’artista – integrano un immaginario che corrisponde alla dimensione religiosa della società ; queste credenze creano a loro volta delle realtà sociali : se crediamo in un dio costruiamo un tempio, se abbiamo tempio è perché crediamo in un dio. La parte che mi interessa di più è dove tutto questo sistema salta, i suoi disfunzionamenti». 

Praticamente prendiamo il suo ultimo lavoro : Is it a truth story telling ?. Il film ha come teatro l’istituzione francese che riceve le richieste di asilo. «Questi centri – dice l’artista – come possono rapportarsi ad altre società che appartengono ad altre culture e hanno altre credenze ? Nel lungometraggio ho intervistato tre persone che lavorano nell’istituzione e tutte e tre mi dicono come sia impossibile far valere i valori della Francia (liberté, égalité et fraternité) per le regole che impone la stessa istituzione nell’accettare o rifiutare una domanda. In termini generali – continua Simon – ogni domanda d’asilo è una richiesta di narrazione. Ricevuta la domanda l’istituzione chiede a chi l’ha inviata di raccontare la propria storia per poi chiedergli se questa storia è vera. In base a questo il sistema decide se accettare o meno la richiesta. La richiesta, così, a che fare con una storia e non con l’individuo ; è in base a una storia che vengono accettati o rifiutati. Chiaro come il tema sia collegato alle fake news : far credere vero quello che vero non è ; mischiare realtà e finzione e comporre un complotto».

Credere o non credere a qualcuno è un altro modo di dire se accettare o rifiutare i suoi valori. Con la parola diciamo bugie o verità, ci esprimiamo, e la parola è la protagonista assoluta di un altro video di Simon La Nana. Qui tornano i temi della società e della verità. Il lungometraggio riprende l’abitazione di una Mapuche mentre racconta come in Cile, terra nella quale vive lei e il suo popolo, siano disprezzati e di come tentino di cacciarli. Ma per i Mapuche la terra è fondamentale, quella terra proprio. Per tutto il video non viene mai mostrato il viso della donna che racconta ; Simon ci spinge a porci la domanda se quello che ascoltiamo è vero, fino a che punto è di parte il discorso, fino a punto è giusta la lotta dei Mapuche.

Info: www.cliosimon.com