Bruno Munari, I colori della luce

Napoli

I colori della luce è il titolo dell’antologica dedicata a Bruno Munari che il Madre presenta, insieme alla fondazione Plart, nell’ambito dell’edizione 2018 di Progetto XXI, nelle sale del museo napoletano fino al 20 marzo. L’esposizione, curata da Miroslava Hajek e Marcello Francolini, si concentra su un aspetto particolare della produzione dell’artista: la sua volontà di smaterializzare l’arte grazie all’utilizzo di vetri colorati proiettati su enormi superfici.

Proiezioni a luce fissa e le Proiezioni a luce polarizzata, questo i titolo delle serie,  realizzate negli anni Cinquanta del secolo scorso, portano a compimento la sua ricerca volta a conquistare una nuova spazialità oltre la realtà bidimensionale dell’opera. L’artista, esplorando la nozione di dipingere con la luce, arriva dapprima, nel 1950, al processo di smaterializzazione dell’arte attraverso l’uso di proiezioni di diapositive intitolate Proiezioni Dirette: composizioni con materiali organici, pellicole trasparenti e colorate in plastica, pittura, retini, fili di cotone fermati fra due vetrini. Questi piccoli collage erano proiettati al chiuso e all’aperto, sulle facciate di edifici, dando una sensazione di monumentalità e conquista di un’inedita spazialità, tridimensionale e pervasiva, dell’opera. Nasce così la pittura proiettata di Munari che, progredendo nelle sue indagini, giunge al suo culmine nel 1953, quando scopre e mette a punto per la prima volta il modo in cui scomporre lo spettro di luce attraverso una lente Polaroid. Utilizzando, infatti, un filtro polarizzato movibile applicato a un proiettore per diapositive, Munari ottiene le Proiezioni Polarizzate con cui compie l’utopia futurista di una pittura dinamica e in continuo divenire.

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