Pirri attraverso lo specchio

Il significato di un’idea suggestiva come quella di camminare nella storia costituisce il paradigma portante di questa esposizione. Alfredo Pirri (Cosenza, 1957), dopo aver portato la sua opera Passi in altri luoghi suggestivi e significativi come la Certosa di San Lorenzo di Padula nel 2003, la Galleria Nazionale di Arte Moderna nel 2011 e la Galleria dell’Accademia di Firenze nel 2012, sceglie di allestire il suo simbolico cammino specchiato sotto le volte della loggia meridionale del sontuoso Palazzo Altemps, accanto a Piazza Navona. Attraverso l’egida curatoriale di Ludovico Pratesi e Alessandra Capodiferro, l’opera si apre al pubblico come una installazione imponente in cui una lastra specchiata sostituisce il pavimento. Un oggetto semplice e allo stesso tempo fortemente simbolico e evocativo, in grado di esaltare ogni tipo di ambientazione in cui si trova: se nel contesto della GNAM ne esaltava la maestosità e l’importanza di un tempio sacro dell’arte, all’interno di Palazzo Altemps aumenta il pregio dell’eleganza e la suggestione del ricreare altri spazi. Nel loggione dall’altra parte del cortile, l’intero soffitto è coronato da un affresco trompe l’oeil con architetture di verzura che creano l’effetto di un raffinato ambiente bucolico che sovrasta lo spettatore. Specularmente, la loggia decorata da Pirri crea invece l’effetto illusionistico sul pavimento, richiamando l’acqua, l’aria o altri ambienti.

Nel racconto di Lewis Carroll, la celebre protagonista passa attraverso uno specchio per ritrovarsi in un luogo altro da qui; allo stesso modo i partecipanti alla performance passano sullo specchio per creare quella vivacità casuale di frammenti e incrinature, al pari di un dripping materico e caleidoscopico in cui la bellezza della casualità costituisce sempre un risultato affascinante che l’arte può regalare. Sotto la già citata loggia del piano nobile, opposta a quella di Pirri, l’esposizione si completa con una installazione del compositore americano Alvin Curran, il quale sceglie di donare la vita a 12 busti in marmo che nel silenzio sacro del museo cominciano a dialogare amabilmente in latino. “Talking Heads”, nella sua semplicità, attira attenzione e ispirazione verso la sfera uditiva dello spettatore, in contrapposizione (inclusiva) con la loggia gemella, in cui invece la suggestione è più visiva e tattile.
Un’esposizione che offre completezza oltre che meraviglia e che si sposa con la raffinatezza dello spazio, cosa che spesso viene sacrificata in nome del minimalismo ambientale in cui sembra essere destinata a giacere l’arte contemporanea.

Fino al 6 Gennaio 2019, info: [email protected]