Figlio unico

Tra fantascienza e romanzo di formazione, un’avventura mistica che rievoca i grandi classici dell’universo manga giapponese: da Astroboy di Osamu Tezuka (composto da 23 volumi, pubblicati dal 1952 al 1968 sulla rivista Shonen, è tra le opere a fumetti più conosciute e influenti di sempre) e Kitaro dei cimiteri di Shigeru Mizuki (datato 1959 è noto, in particolar modo, per aver reso popolari gli yōkai, creature leggendarie del folklore nipponico). Il rimando è a Figlio unico, secondo graphic novel scritto e disegnato da Vincenzo Filosa.

Il volume a fumetti (Canicola edizioni, 240 pagine, 18 euro), illustrato in bianco e nero, segue il fortunato esordio dell’autore calabrese – crotonese, classe 1980, vive a Milano – Viaggio a Tokyo, indicato dal giornalista, critico e curatore inglese Paul Gravett tra i dieci migliori romanzi a fumetti del 2015. «I due libri sono fondamentalmente autonomi, è possibile leggerli in modo separato ma Figlio unico può anche essere visto come una sorta di prequel per Viaggio a Tokyo», spiega Filosa, che quindi sottolinea: «rispetto a quest’ultimo citato, la cui lavorazione si è protratta per oltre due anni, con lunghi periodi di pausa a causa di impegni pressanti, Figlio unico è stato ideato e realizzato nell’arco di otto mesi, tra l’aprile e il novembre del 2017».

Inevitabile la domanda sul grado di complessità che accomuna i due lavori. «La difficoltà maggiore è dovuta alla natura stessa del mio modo di scrivere e disegnare, ovvero improvvisando totalmente su un canovaccio decisamente libero», replica Filosa, sottolineando che «spesso la prima idea non è quella più convincente e tornare sui propri passi, nel mio caso, equivale a ridisegnare intere sequenze di due o più pagine. Dunque la concentrazione deve essere sempre alta».

La storia di Figlio unico è quella di un bambino solitario che ritiene di essere un ritrovato della robotica recente (perlomeno, è ciò che suo padre, una figura archetipo del Dio creatore e distruttore, gli ha sempre detto). Attraverso il rapporto tra il figlio e la sua famiglia si costruisce una vicenda di promesse e tradimenti, robot giganti e streghe malvagie, che strizza l’occhio al mondo dei videogiochi («ho sottratto dai videogame i concetti di tutorial e progressione, ovvero offrire al lettore gli strumenti per affrontare la comprensione dei meccanismi della mia narrazione portandoli verso passaggi sempre più profondi e “complicati” da leggere» sottolinea l’autore); a fare da sfondo una Calabria tra mistero e fascinazione. Tra i fondatori dell’etichetta indipendente Ernest, Filosa – che annovera, tra i suoi riferimenti artistici, gli autori di manga alternativo attivi tra i primi anni Cinquanta e la fine degli Ottanta – ammette: «Per adesso Figlio unico ha ricevuto riscontri positivi. La sorpresa è arrivata da un lettore che nel libro ha ritrovato i luoghi della sua infanzia, il paese in cui, come me, trascorreva le vacanze estive». E non è un caso. «Io non rielaboro nulla nei miei lavori, i luoghi che ritraggo sono riprodotti nel dettaglio e questo mi aiuta a dare un ulteriore livello di lettura, impercettibile ai più ma effettivamente alla portata di tutti», conclude.

Info: www.canicola.net

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