Nelle sale espositive della chiesa di San Salvatore in Lauro di Roma è in corso la suggestiva mostra della coppia di artisti Emanuela Fiorelli e Paolo Radi dal titolo Identità Improbabili. Organizzata da Il Cigno Edizioni in collaborazione con Ferrarin Arte e curata da Giovanni Granzotto, la mostra è visibile fino al 28 febbraio 2018. L’esposizione delle numerose opere, che si dipana in diverse sale, invece che evidenziare solamente un dialogo tra i lavori dei due artisti, mira a sottolinearne le differenze estetiche li dove il campo di indagine e alcuni aspetti operativi partono dalle medesime premesse. Entrambi gli artisti indagano la percezione e lo spazio, proponendo lavori che modellano la superficie, la luce e la forma; coniugando l’aspetto visuale con quello rigoroso della geometria e della scienza, comunque mantenendo forte la dimensione poetica. I materiali da loro utilizzati sono molto diversi ma entrambi sono guidati da una ricerca della struttura e del rigore come si può desumere dall’attenzione all’aspetto progettuale e in fase di esecuzione.
Paolo Radi (Roma 1966) nei suoi lavori utilizza materiali come il perspex, il pvc, il silicone e l’acrilico per modellare volumi convessi ospitanti elementi strutturali che affiorano in superficie con grazia. Si tratta di elementi rigidi che delicatamente, emergendo nello spazio, dispensano luce plastica. Radi fa esperienza del volume sulla superficie bidimensionale proponendo l’epifania di una forma misteriosa, simbolica e carica si sensualità originaria e materna. Rilevanti per Radi sono i titoli delle opere che evidenziano una profonda analisi di ciò che vuole esprimere attraverso il suo lavoro. Costante è la riflessione sul tempo, sul momento dell’origine, sulla dimensione dell’inizio. Le sue opere appaiono come se fossero in colloquio fra loro anche se ogni sua “opera è una ricerca a se stante, profonda, calcolata, autonoma, potente” sottolinea Giorgio Ferrarin che ha curato la mostra.
Emanuela Fiorelli (Roma 1970) si distingue per il rigore formale attraverso dei lavori connessi allo spazio percorso dal segno. Le sue opere sono dense di linee prodotte dall’energia del filo in tensione, strumento scelto dall’artista per costruire nello spazio geometrie improbabili e per creare un ritmo percettivo. All’interno dei suoi box in plexiglas trasparente Fiorelli propone una struttura geometrica vibrante; perché, attraverso la tensione del filo elastico si può percepire la vibrazione che “da forma plastica all’energia”, sottolinea il curatore. Fiorelli costruisce architetture leggere e fluttuanti, tramite linee che scandiscono lo spazio facendo penetrare la luce che contribuisce a costruire il ritmo compositivo. Dunque, nei suoi lavori dialogano dinamismo e staticità: la forza del cavo teso offre giochi di colore e di luce definendo spazi irreali, geometrie sospese dove perdersi ma potendosi ritrovare grazie alla linearità della composizione che si offre come una guida stabile.
Senza dubbio esteticamente le opere dei due artisti sono molto differenti ed è questo è il bello della mostra, che propone al pubblico la contrapposizione dell’estetica più morbida di Radi e quella più tagliente e rigorosa di Fiorelli, permettendo attraverso l’alternanza visiva, quella delle suggestioni e delle emozioni. Accompagna la mostra un notevole catalogo edito da Il Cigno GG Edizioni con testi di Giovanni Granzotto e Alessia Carlino ed arricchito da un ampio apparato iconografico oltre che da una serie di scritti critici su i due artisti.
Fino al 28 febbraio, Musei di San Salvatore in Lauro, Piazza San Salvatore in Lauro, 15, Roma, info: www.museidisansalvatoreinlauro.it