Miyazaki, un libro

«È uno dei padri dell’immaginario animato di più generazioni. Ha rivoluzionato il nostro modo di intendere l’animazione, considerandola non solo come fenomeno riservato ai bambini, come spesso viene classificata in Italia, ma come vero e proprio linguaggio della settima arte, senza limiti di età e pubblico, con tutta la ricchezza di stimoli, tecniche e narrazioni che questo comporta». Giornalista, scrittrice e curatrice di mostre, Valeria Arnaldi tratteggia così la figura del maestro giapponese Hayao Miyazaki – regista, sceneggiatore, animatore, fumettista, produttore cinematografico – al quale l’autrice dedica un saggio, ricco di contenuti e di immagini a colori, approfondendo uno dei suoi film cult.

Il castello errante di Howl (Ultra edizioni, 192 pagine, 22 euro), storia di maghi e sortilegi, bombe e distruzione, che prendendo le distanze dalla ”normalità” per accedere all’irreale, paradossalmente si traduce in un inno alla vita. «E il fantastico è incanto che si scopre all’orizzonte, nello sguardo, senza bisogno di poteri straordinari», riprende Arnaldi, che quindi fa una carrellata dell’iter professionale di Miyazaki («un artista che ai bambini non nega nulla, riconoscendo loro diritto e facoltà di comprendere la realtà pure negli aspetti più complessi»). «Nella sua carriera, Miyazaki ha trasmesso una serie di valori – ambiente, pace, coraggio, speranza, fiducia nelle nuove generazioni – contribuendo ad educare il pubblico, ”insegnando” una diversa sensibilità e sottolineando come l’animazione possa, e a volte debba essere considerata arte».

Film del 2004, ispirato all’omonimo romanzo del 1986 dell’inglese Diana Wynne Jones, prodotto da Toshio Suzuki e dallo studio Ghibli – musiche di Joe Hisaishi –, Il castello errante di Howl è uno dei capolavori di Miyazaki. «Stiamo parlando di una storia che ha il sapore della favola, ma tocca anche problematiche concrete e ben più vicine di quanto non possa sembrare a una prima visione», precisa Arnaldi, evidenziando la presenza preponderante, nella storia, di tre tematiche: «C’è il tema della bellezza, ricercata, osannata, inseguita o invece dimenticata e sacrificata. C’è il tempo, perfino nella semplicità del suo essere età con cui confrontarsi e nelle difficoltà dei grandi passaggi, dall’adolescenza alla vecchiaia. C’è la guerra, tema fondamentale nella storia e, in generale, nella produzione di Miyazaki». Ma non solo. «In questa pellicola troviamo il coraggio, la vigliaccheria, la solitudine, la malinconia che rischia di farsi depressione. E ancora, il romanticismo, la magia, ovvero i canoni della favola che regalano concretezza alla ”speranza” del lieto fine», descrive l’autrice, che in passato ha dedicato una monografia al maestro giapponese, raccontandone la vita e la carriera e analizzandone le opere.

Il saggio che affronta Il castello errante di Howl («un lungometraggio poetico, romantico, pittorico») invece, è nato dalla voglia di sviscerare un film «per i tanti temi, anche difficili, che tratta, a partire dalla paura di vivere e dal dolore di crescere, in quello che direi “obbligo” della metamorfosi come misura dell’adattamento al contesto e al tempo che cambia e dunque come strumento di sopravvivenza», spiega Arnaldi, che ha apprezzato, profondamente, la scelta di Miyazaki «di dare vita a uno dei protagonisti forse più moderni e innovativi dell’animazione. Un giovane uomo, con le sue debolezze, capace però proprio per la sua umanità di “ghermire il cuore”, come recita la storia, di chi lo conosce».

Info: www.ultraedizioni.it

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