La Seduzione della Memoria

Immaginate di vedere vecchi film con un proiettore o delle foto ingiallite dal fascino squisitamente epocale; bambine con bambole di porcellana, figure con lunghe gonne, ma anche giornate in spiaggia e immaginari volti di dive del cinema muto. Se si mischia questo desiderio di memoria con un vero talento manuale e un entusiasmo giovanile d’oltreoceano (e in special modo, cubano) si trova una definizione corretta per l’arte di Karlos Pérez e la chiave di lettura per sua esposizione intitolata La Seduzione della Memoria, in mostra al Palazzo della Cancelleria e curata dalla Bettini & Co. Gallery di Vicenza. Un titolo poetico, forse di vecchia scuola, ma che interpreta la volontà dell’artista di lasciare che lo spettatore sia incantato da qualcosa che di solito, più che sedurre, lascia un effetto di affettuosa malinconia e di rivisitazione di un tempo passato.

Le opere su tela – nessuna fotografia – sono realizzate con il fine di rielaborare foto invecchiate, con le stesse atmosfere, le giuste macchie di consunzione, le eventuali cadute di colore, le crepe, i tagli e la tipica sfumatura “seppia”. «Voglio dimostrare – spiega l’artista–  che la fotografia può generare qualcosa di artistico ma anche un altro tipo di immaginario. Queste opere possono essere considerate un momento di silenzio, un letargo in cui ritrovare l’orizzonte della memoria». Peréz sfrutta dei ricordi di famiglia ma anche degli archetipi che in verità sono dentro a ognuno di noi, a chiunque possiede delle foto di un genitore bambino. Chiunque può riconoscere la familiarità delle immagini e lasciarsi andare alla delicatezza del tocco e soprattutto alla possibilità di utilizzare la propria memoria.

Molte delle opere hanno portano il titolo After Memories proprio a indicare l’arte che agisce dopo la memoria, la quale è stata stimolata dal primo impatto e dal primo riconoscimento con gli archetipi di cui tutti hanno conoscenza ma nessuno sembra tenerne memoria; del resto uno degli obiettivi primari della fotografia è proprio quella di preservarla. Un’opera che merita di essere citata è Ametropia del 2015. Il titolo prende nome dal difetto di vista (dal greco, assenza di misura dell’occhio), mentre l’opera rappresenta un viso di difficile leggibilità, reso sfocato dalla tecnica pittorica. Viene reso omaggio alla capacità umana di poter sfruttare la riconoscibilità attraverso ciò che presente in maniera pregressa senza bisogno per forza del riconoscimento oculare. Un’altra parte importante del lavoro dell’artista è indubbiamente il rapporto con il retaggio del suo paese; a differenza di Fabelo, altro artista cubano precedentemente curato dalla galleria, Pérez parla del suo paese in maniera più sottile con riferimenti alle sue bellezze naturali e ai valori che lo contraddistinguono, come nell’opera più sacra di tutta la produzione After Memories del 2017, raffigurante una versione evanescente della Vergine della Carità del Cobre, patrona dell’isola.
Di fronte a tipologie di arte che oggi troppo spesso cercano di farsi vedere attraverso il “chiasso” o che cercano di stimolare una concettualità in bilico sulla difficoltà, l’intento di Pérez è creare qualcosa di silenzioso, elegante e familiare.

Fino al 24 ottobre, Palazzo della Cancelleria, Piazza della Cancelleria 1 Roma.
Info: eventi-e-spettacoli/mostre/karlos-perez-la-seduzione-della-memoria.html