Raccontare le avventure di un disegno pubblicitario, un bozzetto privo di una forma definita («non ho ancora un nome, sono una forma in divenire, non ho ancora una base») che – accompagnato per le strade del Giappone da un manager cafone, severo e senza alcun sentimento, che lo vorrebbe celebrità del marketing («devi prendere forma nel migliore dei modi, dobbiamo ispirarci al meglio») – cerca di perfezionarsi osservando le star e gli idoli pubblicitari diffusi nel paese orientale.
Una narrazione non solo surreale, ma molto complessa, tra le più articolate riflessioni a fumetti sul disegno – e sul suo iter creativo – che Nicolas de Crécy ha messo nero su bianco nella corposa graphic novel (222 pagine non sono poche) dal titolo Diario di un fantasma. Pubblicato da Eris edizioni – che aveva già presentato in Italia gli ottimi Il celestiale bibendum e La repubblica del catch, entrambi a firma del maestro francese – il volume (18 euro) è l’opera più autobiografica dell’introspettivo de Crécy, classe 1966, abile a creare un mix di elementi e culture. In questo caso l’autore sceglie la strada della fiction, per trasformarsi in uno dei personaggi della storia.
Ed eccoci a scrivere delle difficoltà del bozzetto di un disegno pubblicitario a destreggiarsi nelle vie di un paese straniero – «tento di comunicare, ma siamo così diversi che per loro sono solo un’ombra» – alla scoperta dei propri ”dei” (intesi come divinità) della pubblicità, capaci di fidelizzare a vita un cliente («il meglio si trova qui, perché i disegni fanno parte della scrittura, e i disegni sono dei»). È semplicemente questo lo strambo essere di cui il lettore segue le peripezie, una massa informa alla ricerca della grafica più consona al suo corpo.
Ma il viaggio prenderà una piega improvvisa: sul volo di ritorno verso la Francia incontrerà de Crécy stesso («cavolo, questo tizio deve essere una musa del disegno. Pensavo che le muse fossero delle donne, ma forse non è obbligatorio», si interroga il bozzetto). E dunque un cambio di scenario: dal Giappone al Brasile – «il viaggiatore moderno, che visita il pianeta come visitasse uno zoo» – per poi addentrarsi in una dimensione sempre meno tangibile, quella della creazione artistica, con le difficoltà di un lavoro su commissione, quindi pragmatico, e la voglia di esplorare e condurre la propria arte sempre un po’ più in là, all’interno di un mondo visionario. Laddove prendono vita tutti i lavori dell’autore, e non esistono “regole” da seguire («può essere vago e impreciso se le fa piacere, può fare come le pare», ammette de Crécy), se non quella – complicata – di essere sé stessi.
Info: www.erisedizioni.org