Lotta Poetica

Si è appena chiusa la mostra Lotta Poetica, il messaggio politico nella poesia visiva ospitata negli spazi della Fondaziona Banca del Monte di Foggia e curata da Benedetta Carpi De Resmini insieme a Michele Brescia. Con questa esposizione, il programma dedicato dalla Fondazione all’arte contemporanea, ha approfondito una pagina della storia dell’arte che spesso viene trattata poco e in maniera non molto approfondita. Quell’arte politica e poetica che ha caratterizzato gli anni che vanno dal 1965 al 1978. Gli anni delle lotte: contro la società capitalistica, contro la guerra, a favore dell’aborto, del divorzio e dell’emancipazione della donna. Le opere esposte, firmate da artisti come Sarenco, Ketty La Rocca, Mirella Bentivoglio, Nanni Balestrini, realizzate nel linguaggio neoavanguardista della Poesia Visiva nato in seno al Gruppo 70, sottolineano le criticità di quegli anni dando testimonianza dell’atmosfera che si respirava. Gli artisti di quel periodo storico, abbandonati i tradizionali strumenti comunicativi e approdati ad un nuovo linguaggio basato sulla parola e sull’immagine, raccontano i movimenti sovversivi e il contemporaneo sviluppo economico e tecnologico.

In questo modo gli artisti si inseriscono nelle dinamiche dell’azione sociale e politiche ristabilendo un’idea di lotta che si basa sull’importanza della parola, intesa, come nella sofistica, come arma primaria per portare avanti una battaglia. «Il discorso come strumento per vincere contro l’avversario in una disputa oratoria e dialettica», come dichiara la curatrice. Il titolo della mostra si collega bene a questo concetto di battaglia per parole e per immagini, liberamente ispirato alla a quello della rivista Lotta Poetica ideata da Paul De Vree e Sarenco nel 1971, divenuta in quegli anni luogo privilegiato di dibattitoe di confronto culturale. Una mostra divenuta anche un omaggio agli artisti Sarenco e Mirella Bentivolgio recentemente scomparsi e che, anche ad esposizione conclusa, in tempi così violenti, può invitare a riflettere sul senso della lotta e sulle armi da utilizzare.

«La stessa definizione di ‘lotta’ tratta dal vocabolario della lingua italiana – dice Benedetta Carpi De Resmini – mette in evidenza come la lotta preveda un combattimento per la difesa o offesa, svincolata dalla legge del sangue, affrancata dalla lotta armata, che interpreta la lotta come una competizione, per portare avanti il proprio pensiero». Si tratta piuttosto di un confronto tra pari che dovrebbe essere alla base delle relazioni sociali e che invece il mondo contemporaneo, ha stravolto. «Anche nell’antica Grecia la “competizione” intesa nel senso di lotta era considerata un modo per confrontarsi con i propri pari. La polis diventava uno spazio dove alla violenza fisica si sostituiva la lotta verbale».

Articoli correlati