Attraverso lo specchio

“La memoria è lo specchio degli inganni”, parola dello scrittore Yukio Mishima. Una parola in cui Alfredo Pirri crede molto e in cui si rivede, tanto da essere stato protagonista, nel 2013, di un documentario il cui titolo era proprio
Lo specchio degli inganni
Per Pirri lo specchio è non solo metafora della memoria, ma elemento quasi essenziale della sua poetica, attraverso cui indagare la realtà e l’arte stessa nei suoi rapporti spesso sconfinanti con l’architettura e la scultura. Attraverso di essi Pirri esprime quelle cifre che da sempre caratterizzano il suo operato artistico: la purezza, la luce, il colore, la trasparenza ed è solo grazie ad essa che si può guardare oltre e attraverso. Attraverso lo specchio, per l’appunto, è stato il titolo di una giornata di studio tenutasi l’8 marzo all’interno della Sala Guido Reni del Maxxi, nata dalla collaborazione tra MAXXI, Consiglio Nazionale degli Architetti PCC, Contemporary Locus, Studio & Archivio Pirri e la curatrice Benedetta Carpi De Resmini. Lo specchio, deformante ma abitabile, che nei lavori di Pirri è luogo di relazione tra realtà e rappresentazione, verità e finzione, spazio materiale e immateriale, è divenuto occasione di dibattito e confronto, ripercorrendo la memoria artistica di Pirri, proprio sui rapporti tra architettura, scultura e arte, che l’artista ha sempre affrontato.

In particolare Stefano Velotti, docente di Estetica presso l’Università La Sapienza, e l’architetto Francesco Venezia hanno analizzato, indagato e spiegato in quell’occasione alcune delle opere più note dell’artista, e soprattutto più rappresentative dell’incontro e dell’incastro perfetto di arte e architettura nei sui lavori, che la presenza costante degli specchi abbraccia, come …Infine siamo solo all’inizio…, opera destinata alla Cappella Patrizia del cimitero Piverone a Torino. Tra gli altri lavori a cui Velotti ha dedicato un’ampia descrizione c’è anche Piazza, progetto site specific per il Museo Archeologico di Reggio Calabria, che come dice lo stesso Pirri, è un’opera realizzata con gli stessi materiali dell’architettura proprio perché deve cambiare con essa. Al dibattito su rapporto tra arte, scultura e architettura, e insieme sulla memoria e la storia, hanno preso parte anche Soko Phay, storica dell’arte all’Università di Parigi e autrice del testo Les vertige du miroir dans l’art contemporain (2016), Paola Tognon, curatrice, direttrice artistica di Contemporary Locus e, a conferma della natura trans-disciplinare del progetto, Alessandra Ferrari coordinatrice del Dipartimento cultura del Consiglio Nazionale degli Architetti Hou Hanru Direttore Artistico del MAXXI e Margherita Guccione Direttore MAXXI Architettura e Pippo Ciorra Senior Curator MAXXI Architettura.

Un appuntamento che ha fatto da anello di congiunzione tra la prima mostra di Alfredo Pirri RWD – FWD, dedicata al tema dell’archivio e ospitata presso lo Studio dell’artista (novembre 2016), e quella in programma dal 12 aprile 2017 al Macro Testaccio, a cura di Benedetta Carpi De Resmini e Ludovico Pratesi, nell’ambito del grande progetto I pesci non portano fucili, che da il titolo alla mostra in arrivo.

Info: www.museomacro.org/mostre_ed_eventi

 

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