”E poi il tempo, per me, non è quella cosa impensabile che non s’arresta mai. Da me, solo da me, ritorna” scrive Italo Svevo nel fumo, capitolo cruciale della sua più importante e celebre opera, La coscienza di Zeno. E così il fumo, simbolo del tempo effimero ed evanescente, dell’esistenza che si disgrega come polvere da spargere al vento, è fissato sui bagliori di specchi inondati da cromie brillanti e translucide: il nuovissimo e inedito progetto di Sara Goldschmied ed Eleonora Chiari, Untitled views, a cura di Gaspare Luigi Marcone, è ospitato dalle immacolate sale della galleria Renata Fabbri Arte Contemporanea, fino al 6 maggio.
Lo specchio, che riflette l’uomo e la contemporaneità, s’interseca con l’elemento del fumo, non soltanto votato a un’attitudine illusoria: attraverso una rappresentazione propria di un estetismo seapunk, il fumo diviene porta bandiera di una bellezza rarefatta, da scoprire con lentezza nelle sue molteplici gradazioni, l’inseparabile duo artistico si eleva quindi a vate del vero, del profondo subconscio, di una deriva ultima che solo apparentemente risulta ingannevole e mera illusione. Veicolo della fantasia, il fumo colora e abbellisce la piattezza di uno specchio come dell’esistenza, tracciando un segno di tangibile atemporalità, di un’utopia concreta come sogno onirico preziosamente conservato in dolci e morbide nuvole.
”Per me i colori sono degli esseri viventi, degli individui molto evoluti che si integrano con noi e con tutto il mondo. I colori sono i veri abitanti dello spazio” sosteneva Yves Klein, lui che del suo blu aveva fatto il proprio tesoro: il profondo blu si fonde all’enigmatico viola, il quale abbraccia il rosso inaspettatamente senza spegnerlo, le nuvole cariche di colore di Goldschmied&Chiari appaiono quindi come parte integrante della realtà, quella da guardare a occhio nudo su un specchio, nella quale mescolarsi, fondersi e confondersi perdendo se stessi, riconfigurando i propri orizzonti e prospettive in un virtù di un’esistenza dalle vedute profonde e sconfinate.
Fino al 6 maggio; via Antonio Stoppani 15, Milano; info: www.renatafabbri.it