L’arte e la comunicazione attingono spesso alla metafora pop della mortadella, per la sua connotazione simbolica popolare e per la sua natura di prodotto artigianale dal gusto unico derivato della mescolanza di elementi poveri, rustici e genuini. Nel contesto di Mortadella, la mostra di Dausien, Martinussen e Moeller visitabile fino al 15 aprile da Operativa a Roma, la mortadella oltre al senso di mescolanza di elementi eterogenei è anche rifiuto di una visione univoca, di un’estetica predeterminata e di un approccio agli oggetti dettato dalle convenzioni. Questo è lo spirito che pervade l’opera dei tre artisti viennesi chiamati a raccolta dal curatore Vincenzo della Corte, della galleria Vin Vin, che si sono cimentati con la scultura attraverso il riuso di oggetti post industriali, per esplorare nuove associazioni e contrasti tra gli elementi.
Così nell’opera di Thea Moeller, materiali industriali e di post consumo come scarti di cantiere acquisiscono nuova vita, avanzi di pezzi di arredamento composti in maniera bizzarra e decontestualizzata alludono a possibilità di futuri e surreali exploit semantici, finalizzati a una nuova vita in relazione allo spazio in cui si andranno a collocare, elemento determinante nel processo di riconfigurazione dell’oggetto.
Se in Moeller lo spettatore è chiamato a perdersi nelle più svariate interpretazioni, nell’opera di Dausien lo spettatore è chiamato a conferire nuove sfumature di significato. Punto di partenza sono i disegni, che l’artista trasforma in sculture con approccio umoristico e surreale, scegliendo di utilizzare la tecnica del cucito. Un corto circuito emerge anche qui, nella lotta dell’artista all’interpretazione unica delle immagini e al pregiudizio, che ancora vorrebbe il cucito come una tecnica abbinata all’ambiente domestico femminile.
Con le opere di Joakim Martinussen infine, si verifica l’intenzione di cancellare il significato originario degli oggetti, quando i corpi di macchine da caffè dal design industriale e funzionale posizionate nello spazio della galleria, risultano essere contaminate dall’intervento dell’artista. Le incisioni, realizzate da Martinussen sui lati delle macchine lucide e perfette, esplorano il senso di contraddizione che questi oggetti scatenano nell’artista: la tensione tra efficienza e relax intrinseca nell’elemento caffè, legato all’idea di produttività come a quella della pause. Nello scardinamento del preordinato, Mortadella offre delle opzioni di rilettura della realtà, visioni possibili che rifiutano l’ironia borghese verso un più genuino umorismo.
Fino al 15 aprile; Operativa arte contemporanea, via del Consolato 10, Roma; info: www.operativa-arte.com