Con un invito datato 28 aprile Yves Klein, nel 1958, chiamava il pubblico a partecipare nella Galerie Iris Clert di Parigi all’Exposition du Vide. Una delle più grandi operazioni di smaterializzazione impresse nella storia: nessun quadro appeso alle pareti, solo il vuoto a occupare lo spazio. Alla base di Effimera, progetto espositivo ideato da Luca Panaro e Fulvio Chimento e giunto quest’anno alla sua seconda edizione, c’è la stessa volontà di sottrazione: «come anticipa il nome – spiega Panaro – in mostra non c’è nulla di fisico, di scultoreo, di concreto. Punto in comune degli artisti scelti è quello di lavorare con lo spazio». La rassegna, al Mata di Modena dal 18 marzo al 7 maggio, mantiene un format analogo a quello dell’anno scorso: tre ambienti per tre artisti e altrettanti lavori.
Ma se il filo conduttore dell’anno scorso era Internet e le sue possibili declinazioni, in questo caso a ridefinire lo spazio sono tre elementi: il suono, la luce e il video, declinati nei diversi lavori di Roberto Pugliese, Sara Ciracì e Carlo Bernardini. «La missione – racconta Chimento – è sempre la stessa: indagare il rapporto tra arte e tecnologia, affrontandolo con sfumature differenti». Una sfida che prende forma in un museo tradizionale, dove progetti sperimentali come questo solitamente non mettono piede: «Il Mata – spiega Panaro – è uno spazio complicato, pieno di opere, una quadreria. Invece in Effimera le opere sono poche, non si vedono. Gli unici elementi esposti sono strumentali al loro funzionamento. La cosa interessante è però che le persone possono passarci anche ore. Ogni opera è immersiva, ci entri dentro, te la godi in tutta la sua spazialità».
Il percorso comincia in piena luce con l’installazione sonora di Pugliese, poi passa agli affreschi digitali di Ciracì e si conclude con il lavoro più estremo, quello di Bernardini, disegni di luce nel buio totale. Nelle stanze del Mata non vengono però mostrati solo tre lavori diversi ma tre generazioni differenti e distinti approcci alla tecnologia. «In questa edizione – sottolinea Chimento – ci sono trent’anni di sperimentazione sui nuovi media dagli anni Sessanta rappresentati da Bernardini, fino agli Ottanta con Pugliese passando per i Settanta di Ciracì». Proprio quest’ultima, in occasione di Effimera, presenta un lavoro inedito mentre Bernardini piega e compone le sue luminose fibre ottiche in un site specific realizzato per lo spazio del museo e infine Pugliese riadatta all’ambiente un suo lavoro, Emergenze acustiche, già presentato nel 2013. Completamento del percorso espositivo è il catalogo: «Un’opera a sé – conferma Panaro – a cui teniamo particolarmente. La pubblicazione – continua – è anche una scusa per presentare l’artista con una piccola retrospettiva inserendo fra le pagine anche lavori non in mostra». A realizzare il catalogo 2017, per il secondo anno, è un artista della scorsa edizione, Carlo Zanni, che divide la pubblicazione in due parti, una testuale e l’altra iconografica. «L’idea – dice Panaro – è quella di una collana che possa dar seguito alla mostra e costruirsi come un approfondimento sulla new media art». A questo si aggiunge un fitto calendario d’incontri in cui, tra gli ospiti, anche il direttore del centro Pecci Fabio Cavalucci e il filosofo Tommaso Tuppini.
Effimera, infatti, è concepito come un progetto che cerca di uscire dai confini della singola mostra, verso altre città e, perché no, piattaforme anche web, per portare avanti un’indagine sul rapporto tra arte e tecnologia, un legame destinato a evolversi continuamente. «Già prima di iniziare il percorso – spiega Panaro – lo pensavamo a tappe». L’idea è quella di realizzare un appuntamento annuale consolidando un’identità che si è andata definendo negli ultimi due anni, identità espressa anche nel logo, due F che, semplicemente affiancate, ricordano zampe e ali di un insetto, l’Ephemera: «non è un caso – conclude Chimento – che il nome Effimera ricordi quello di un insetto la cui vita dura soltanto un’ora e mezzo».
Dal 18 marzo al 7 maggio; Mata, via della Manifattura dei Tabacchi 83, Modena; info: www.mata.modena.it