«Il viaggiatore, che non appartiene ad alcun luogo in particolare, si sposta lentamente da un punto all’altro della terra, per anni» secondo le parole dello scrittore e compositore statunitense Paul Bowles. Viaggio nel Cosmo è un metaviaggio, un percorso espositivo ospitato dalla Fondazione Geiger e concepito per lo spettatore come un vero e proprio itinerario alla scoperta di uno dei tòpoi letterari per antonomasia; se Jules Verne intraprendeva il suo Viaggio al centro della terra, l’esposizione ci accompagna tra montagne russe di emozioni evocate da opere d’arte e oggetti da collezione come preziose reliquie, così formalmente diversi e disparati ma quanto mai concettualmente vicini: ecco che il cosmogramma dell’Apollo 11 firmato da Armstrong, Aldrin e Collins si unisce alla tuta spaziale di Jean-Loup Chrétien, primo uomo dell’Europa occidentale ad andare nello spazio, mentre lo Space Jockey, il pilota dell’astronave derelitta dei film Alien e Prometheus di H.R. Giger, creatore di Alien, si accosta ad un’edizione dell’Orlando Furioso del 1607, il tutto condito negli spazi della Fondazione Culturale Hermann Geiger di Cecina, che si trasforma in un vero e proprio micro universo.
L’esposizione, visitabile fino al 19 febbraio prossimo, si apre con una panoramica sulla storia dell’astronomia a cavallo tra ‘500 e ‘800, e prosegue con la proiezione di Le voyage dans la Lune (1902) di Georges Méliès, una sorta di archetipo dei film di fantascienza, che ci traghetta verso l’arte contemporanea, con le opere in mostra di François Junod, artista svizzero specializzato nella costruzione di automi, e Stefano Pilato, conterraneo che realizza le sue creazioni rigorosamente con materiale di riciclo. Abbiamo intervistato Roberto Ferri e Paola Pacifici, rispettivamente presidente e coordinatrice scientifica della fondazione. Pacifici è anche curatrice dell’esposizione.
La Fondazione Geiger è giunta alla realizzazione della sua venticinquesima mostra con un catalogo che offre importanti contributi scientifici, l’intero progetto è totalmente gratuito per i visitatori, in linea con la mission della Fondazione. Come nasce la scelta di produrre esposizioni gratuite per il pubblico? Crede che il territorio toscano favorirà l’incremento della promozione di arte contemporanea, anche in vista della vicina Pistoia, nominata Capitale Italiana della Cultura per il 2017?
«La Fondazione Culturale Hermann Geiger è stata costituita a Cecina nel febbraio del 2009 per volontà dei coniugi Sibylle Geiger e Rocco Piermattei; il principio ispiratore delle sue attività è la cultura della vita e della pace, la promozione e il miglioramento dei rapporti tra gli esseri umani e le nazioni, e in generale il progresso etico-morale dell’umanità. Con tali presupposti la Fondazione, anche attraverso il contributo diretto dei fondatori che siedono attivamente nel Cda, ha ritenuto le esposizioni il miglior strumento per la diffusione dei propri principi ispiratori. I temi affrontati sono stati molteplici e di varia natura, dalle mostre fotografiche alle mostre di arte contemporanea, dalle mostre di carattere storico a quelle etniche ed etnografiche.
La ricerca per la realizzazione di tali eventi è sempre stata condotta dallo staff della Fondazione e tale lavoro di ricerca è stato, fin dalla prima mostra, condensato in un catalogo che fornisce approfondimenti delle tematiche affrontate. Per espressa previsione statutaria la Fondazione ha sempre promosso le proprie attività in maniera totalmente gratuita al fine di permettere a chiunque lo voglia di avvicinarsi agli argomenti trattati ovviamente non esaurendo tali argomenti, ma offrendo uno spunto concreto per chi intenda approfondirli. Nell’ambito di ogni mostra organizzata vengono offerte, sempre gratuitamente, oltre al catalogo, conferenze, incontri e visite guidate.
È noto che negli ultimi anni si sia sviluppata anche nei piccoli centri una maggior propensione alla scoperta, alla fruizione e alla valorizzazione di forme d’arte fino a qualche tempo fa appannaggio di realtà museali situate nelle grandi città europee e mondiali. Centri di eccellenza come Pistoia contribuiranno senz’altro alla diffusione della cultura in tutte le sue forme e quindi anche dell’arte contemporanea».
La mostra si apre con una panoramica sulla storia dell’astronomia, illustrando dal ‘500 alla fine dell ‘800 la scoperta dello spazio, lo spettatore è guidato in questo viaggio nel viaggio attraverso l’esposizione di dispositivi scientifici e oggetti d’arte provenienti dalla varie epoche, e mediante libri, fumetti, affiches cinematografiche e giocattoli: la scienza si unisce al cinema, alla letteratura e all’arte. Come è stato possibile coniugare la presenza di opere formalmente e concettualmente diverse, nel racconto di un topos letterario blasonato come quello del viaggio?
«Proporre un percorso che si snodasse tra oggetti, discipline ed epoche diverse è stato il punto di partenza di questo Viaggio nel Cosmo. Volevamo infatti proporre agli spettatori un’esperienza alla scoperta del cielo stellato, considerato in tutta l’ampiezza dei suoi significati: concetto scientifico, luogo sacro, questione filosofica. Per questo abbiamo voluto illustrare la storia del legame che unisce l’uomo al cielo sopra di lui fin dai tempi più antichi, mostrando come opere formalmente e concettualmente diverse fossero in effetti complementari.
Dagli strumenti astronomici seicenteschi alle riviste pulp, dai viaggiatori lunari della letteratura ottocentesca fino alla corsa allo spazio, dalla fantascienza alle scoperte più recenti è infatti un senso di meraviglia, quasi di commozione, che emerge da ogni tentativo fatto dall’uomo per avvicinarsi al cielo.
Vista la complessità del tema, sapevamo di non poter pretendere all’esaustività: è in questo senso che la metafora del viaggio ci è parsa la più indicata per suggerire, appunto, l’idea di un percorso tra luoghi ed epoche diverse, intesi come altrettante occasioni di scoperta. Il viaggio è quindi inteso non solo come topos letterario – peraltro rappresentato da una ricca selezione di volumi di argomento cosmico – ma anche, e soprattutto, come un invito a perdersi a spasso tra le profondità del cielo e quelle della mente umana, per scoprire, anche in questo caso, come elementi per noi tanto lontani siano in realtà strettamente legati».
Fino al 19 febbraio, Fondazione Geiger, piazza Guerrazzi 32, Livorno; info: www.fondazionegeiger.org