Diorama

Nel XIX secolo Daguerre e Buton hanno inventato un tipo di spettacolo chiamato Diorama: una sorta di fondale dipinto su cui venivano proiettate luci e colori di intensità diversa in modo da creare effetti particolari come il passaggio dal giorno alla notte. Questa sperimentazione era affiancata da altre, in materia luministica, nell’Ottocento. E proprio Diorama è il nome della mostra del fiorentino Michelangelo Bastiani alla galleria Emmeotto di Roma a cura di Alessia Carlino.

Titolo appropriato per una ricerca che si basa, appunto, sull’ologramma, si voleva sottolineare che, come è successo nel passato, ancora oggi attraverso la luce si possono creare nuovi artifici illusionistici, nuove visioni della realtà. Le immagini virtuali di Bastiani sono incentrate sulla natura e più specificatamente su aria e acqua. Ancora più specificatamente l’artista subisce il grande fascino della materia acquatica, elemento ancestrale ed evocativo per l’essere umano, e che si confà alla sua personalità, e che forse si radica anche in ricordi infantili resuscitati subliminalmente. Così come il fatto di racchiudere questi ologrammi in barattoli di vetro, ricorda i barattoli della marmellata di quando era piccolo.

Le ispirazioni e le intuizioni spesso arrivano dal vissuto, dalla memoria anche lontana. Forse una “madeleine” prustiana. Così l’acqua è protagonista non solo di parte degli ologrammi, ma anche di alcuni video. Nella prima sala il video di uno stagno, gestito su due livelli, uno iperrealista e immobile in primo piano e uno tendente all’astratto e in movimento in secondo piano, racchiude in sé uno sguardo alla pittura digitale e al videoartista più importante e vivente, Bill Viola. Nella stessa sala, un video interattivo per cui attraverso il movimento delle mani si può cambiare la direzione della cascata d’acqua che cade imperterrita, porta alla memoria le sperimentazioni di Studio Azzurro, così come la proiezione a terra di uno stagno che si anima al passaggio delle persone nell’ultima sala. Tutti richiami voluti e rielaborati.

Nubi, acqua sotto varie forme, ad esempio un temporale, danzatrici, una ginnasta, portano la grazia in un contesto tecnologico che si esprime nella leggerezza dell’ologramma, nella diffusione della sospensione, fisica e percettiva. La ricerca di Bastiani si inserisce in un filone interessante soprattutto per quanto riguarda l’uso dell’ologramma, nel rapportare la leggerezza, appunto, ad elementi densi di materia come quelli naturali. Dalle sue parole: «Prima facevo il curatore e vedevo che alle mostre le persone non erano in comunicazione con le opere. La mia volontà è quella di eliminare questa distanza, e perciò ho creato lavori interattivi».

Fino 31 gennaio 2017; galleria Emmeotto, via Monte Giordano 36, Roma; info: www.emmeotto.net

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