Art Basel Miami, un bilancio

Miami

Si è appena conclusa la 15esima edizione di Miami Art Basel, la più importante fiera a livello internazionale – con le gemelle a Basilea e Hong Kong – per l’arte moderna e contemporanea. Presenti tutte le personalità di punta dell’art world tra direttori museali, collezionisti stellari, dealers e curatori per questo palcoscenico mondiale in grado di sospendere il tempo ed offrire uno sguardo esaustivo sullo stato dell’arte. In mostra oltre 4000 artisti, presentati da ben 269 gallerie provenienti da 29 diversi Paesi (Nord America, America Latina – in forte ascesa – Europa, Asia e Africa) per un giro d’affari a 9 cifre. I nomi sono quelli noti e la qualità è certamente alta!  Tante le novità di quest’anno dal punto di vista organizzativo, e tante riconferme, a partire dagli oltre 77.000 visitatori che da ogni angolo del mondo hanno letteralmente invaso il Miami Beach Convention Center e le limitrofe Washington e Collins Avenue.

Nove Settori – Galleries, Nova, Positions, Edition, Survey, Kabinett, Film, Public e Magazines – hanno scandito il percorso del visitatore che, nel mare magnum delle coloratissime e sfavillanti pitture, sculture, installazioni e fotografie, ha avuto modo di orientarsi esclusivamente a mezzo delle classiche cartine. Tra le novità sicuramente le Positions, 16 coraggiose gallerie che hanno esposto l’opera di un singolo artista con un unico progetto, creato ad hoc per Art Basel, mentre Nova sono le 35 gallerie che hanno portato in mostra uno o al massimo 3 artisti, con opere realizzate negli ultimi 3 anni, dunque realmente fresche al pubblico. Public è invece la sezione a cura di Nicholas Baume, in collaborazione con il Bass Museum of Art che ha visto la collocazione per lo più a Collins Park di oltre 20 fra sculture ed installazioni di medio-grande scala di artisti emergenti e di leaders a livello internazionale. Degna di nota in questo contesto, la multicolor e rocciosa installazione di Ugo Rondinone, che rimarrà in permanenza sull’Atlantico.

A far parlare restano comunque anche nella nuova era Trumpiana i grandi dello star system dell’arte, ampliamente presenti nella sezione delle Galleries: Damien Hirst, Yayoi Kusama, Bill Viola, Idris Khan, Anish Kapoor, Jeff Koons, John Armleder, Vanessa Beecroft. Immancabili e ingombranti gli stand di Gagosian, White Cube, Di Donna, Pace, Acquavella, Victoria Miro, Hirschl e Adler Modern, ma non da meno le nostrane Franco Noero, Mazzoleni, Tornabuoni, Lia Rumma, Massimo De Carlo, Magazzino, e Continua, tanto per citarne alcune.

Non passano mai di moda – né tanto meno di mercato – i padri della storia dell’arte contemporanea ormai storicizzata: Picasso, Mirò, Dubuffet, Dalì, Manzoni, Burri, Fontana, Melotti, Giacometti, Rauschenberg, Haring, Basquiat, Boetti, Bonalumi, Castellani e certamente non è passato inosservato lo spazio della Fondazione Beyler, forse il più visitato e fotografato dell’intera fiera. Ancora una volta l’immaginario surreale del Toilet Paper by Cattelan-Ferrari in collaborazione con il Brand Seletti si è dimostrato vincente, dissacrante ed irriverente con i quintali di spaghetti che spuntano da ogni dove ed invogliano i visitatori ad interagire senza remore con il contesto pop e consumista delle tre location preposte: bagno, soggiorno e camera da letto.

Tra i tanti eventi collaterali, l’apertura di alcune delle più celebri collezioni private del Sud della Florida: de la Cruz Collection, la CIFO (Cisneros Fontanals Art Foundation), The Margulies Collection at the Warehouse (quest’ultima con una selezione di opere di Jannis Kounellis dal 1983 al 2012) e gli openings nelle varie gallerie nel Design District e a Winwood. Tra tutte, si segnala il solo show “Deconstructing the Abstract” dell’italiano Andrea Sampaolo, ormai alla sua terza personale presso la sede della Poltrona Frau Group di Miami.

Sarà l’America, sarà il sole della Florida, ma tutto in questa coloratissima ed entusiasmante settimana dell’Art Basel a stelle e strisce sembrava urlare ”Yes Art Can!”

Info: www.artbasel.com/miamibeach

 

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