La terra dei figli

Narrare e disegnare la visione di un non meglio identificato futuro post catastrofe, che è lo specchio esasperato dell’attualità nella quale viviamo (sopravviviamo?). È il focus di La terra dei figli (Coconino press-Fandango, 288 pagine, 19.50 euro), il nuovo, intenso racconto – in un bianco e nero “essenziale” – di Gipi. Scrittore, fumettista, regista e illustratore, Gian Alfonso Pacinotti (questo il nome anagrafico) fa immergere i suoi lettori in una sorte di palude, un luogo nefasto abitato da una disgregata comunità di pochi sopravvissuti, che si osservano in cagnesco diffidando l’uno dell’altro, perché le risorse sono ridotte al minimo e spesso avvelenate. «Sulle cause e i motivi che portarono alla fine si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di storia. Ma dopo la fine nessun libro venne scritto più». Dunque la fine della civiltà è arrivata, non sappiamo il perché. L’aria è piena di mosche, l’acqua di cadaveri e di veleni. Un padre dal carattere duro e due figli giovani, Lino e Santo, sono tra i pochi superstiti: la loro vita, in una baracca in riva al lago, è ridotta a lotta quotidiana per sopravvivere. Non esiste più alcuna società, qualsiasi incontro con gli altri è pericoloso. Il padre scrive su un quaderno, ogni sera, e i figli vorrebbero imparare a leggere, per sapere qualcosa sia del passato sia della loro madre. Ma lui non vuole.

In un’intervista alla Stampa, Gipi ha ammesso di «non aver scelto» di raccontare questa storia. Così come le altre. «Quando penso a una nuova storia, mi capita di vedere delle immagini: di vederle nella mia testa. In questo caso avevo visto due cose: un quaderno illeggibile e la morte di un padre. E soprattutto avevo immaginato la reazione dei suoi figli che, praticamente, non doveva esserci. Da queste immagini, ho cominciato a costruire tutto il resto». Quindi, incalzato sulla genesi di La terra dei figli, l’autore – pisano, classe 1963, vive a Roma – spiega: «Volevo raccontare la storia di qualcuno che affida il proprio amore per qualcun altro a un quaderno; di un quaderno che, per quel qualcun altro, è incomprensibile. E volevo che sempre lui, quel qualcun altro, partisse per un’avventura per decifrare il quaderno». Dunque una nuova sfida per Gian Alfonso Pacinotti, che dopo una serie di incursioni nel cinema (ha realizzato cortometraggi e video indipendenti, nonché il film L’ultimo terrestre, prodotto da Fandango e presentato alla 68esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia), nel 2013 è tornato alla narrazione a fumetti con la graphic novel “unastoria”, che nel 2014 è entrata tra i dodici finalisti del Premio Strega. La terra dei figli è un romanzo a fumetti di ampio respiro, che rinuncia sia ai colori sia alle voci fuori campo, per condurre il lettore tra le pieghe dei sentimenti di personaggi che si arrivano a sentire particolarmente vicini. Autore spiazzante – da sempre appassionato di giochi, lo scorso anno ha ideato e disegnato Bruti, gioco di carte in stile medievale fantasy – Gipi può piacere o meno, ma i suoi lavori non sono mai banali. Così come la sua cifra stilistica. Info: www.fandangoeditore.it

 

 

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