Fine del mondo, il nuovo inizio del Pecci

A Milano, nel Museo del Novecento, più precisamente nella sala dell’arte povera, è stato presentato il rinnovato Museo Pecci di Prato, a cento giorni dalla sua riapertura prevista per il prossimo 16 ottobre. Il nuovo centro per l’arte contemporanea per garantire la giusta valorizzazione del vecchio e del proprio patrimonio, all’inizio degli anni duemila ha deciso di raddoppiare la superficie espositiva e contemporaneamente, di ristrutturare l’edificio originario di Gamberini. I lavori di ampliamento, iniziati nel 2006, sono stati incentrati sulla costruzione di una nuova ala dal forte impatto architettonico, collegata alla sede originaria, di cui nel frattempo sono stati riqualificati e potenziati funzioni e servizi. Il progetto è stato affidato allo studio olandese NIO architecten e firmato dall’architetto formatosi a Rotterdam ma di origini cinesi Maurice Nio che ha scelto per il nuovo edificio un titolo dal forte sapore evocativo: Sensing the Waves, suggerendo la sua funzione di recettore capace di captare e divulgare le vibrazioni del tempo presente.

Fondato nel 1988 il centro Pecci si appresta a diventare un punto di riferimento internazionale per la sperimentazione dei molteplici linguaggi artistici attuali. La sua missione sarà, infatti, quella di indagare tutte le discipline della cultura contemporanea, toccando anche cinema, musica, perfoming arts, architettura, design, moda e letteratura, cercando al contempo di avvicinare il più possibile l’arte alla società. Cento i giorni che mancando alla mostra inaugurale, intitolata La fine del mondo, curata dal direttore del centro, Fabio Cavallucci che occuperà l’intera superficie espositiva, arricchita da un fitto programma di eventi collaterali e interventi multidisciplinari. «La mostra – spiega Cavallucci – non intende manifestare una visione catastrofica e apocalittica, ma semmai dare uno sguardo al nostro presente con l’occhio della distanza, che spinge a vedere il mondo da lontano e a pensare alle incommensurabili distanze cosmiche e ai lunghissimi tempi della storia della Terra e dell’Universo, di fronte ai quali le nostre esistenze sono solo frammenti inconsistenti». L’esibizione si snoderà tra spazi che si aprono a un senso di silenzio e tranquillità e ambienti più frenetici e caotici, con opere di artisti internazionali come quelle di: Thomas Hirschhorn, Carlos Garaicoa, Qiu Zhijie o Henrique Oliveira. 

Dal 16 ottobre; Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci; Info: www.centropecci.it

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