Michelangelo e Vasari

Firenze

Il restauro di un significativo nucleo di lettere di Michelangelo Buonarroti indirizzate a Giorgio Vasari e la digitalizzazione dell’intero archivio sono interventi promossi e diretti dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana e rappresentano l’occasione per esporre per la prima volta a Firenze i documenti più rilevanti di questo fondo, conservato ad Arezzo al Museo Casa Vasari. L’esposizione, dal titolo Michelangelo e Vasari, preziose lettere all’«amico caro» dall’archivio Vasari, è a cura di Elena Capretti e Sergio Risaliti e si tiene a Firenze, in Palazzo Medici Riccardi, dal 12 maggio al 24 luglio 2016. La mostra permette al pubblico di ammirare questo importante corpus documentario, ”un lembo del secolo d’oro” come lo definì il giornalista e scrittore Ugo Ojetti sulle pagine del Corriere della Sera nel 1908 quando Giovanni Poggi, allora Direttore del Museo Nazionale del Bargello, lo rinvenne nell’archivio Spinelli di Arezzo. A queste carte, così come alla sua opera artistica e letteraria, Vasari affidò il compito di conservar memoria di sé, di ”lasciar fama” e di combattere la ”voracità del tempo”. La stessa ansia di eternità che l’artista volle esprimere nella sua casa di Arezzo, a cui le Carte sono oggi vincolate. Esse costituiscono una testimonianza diretta della vicenda umana e della formazione artistica di Giorgio Vasari (1511 -1574), della sua personalità poliedrica, della sua vasta produzione, dei suoi rapporti con i committenti (tra cui Cosimo I de’ Medici) e con i maggiori artisti e letterati del suo tempo, in particolare con Michelangelo. Il percorso espositivo ha il suo fulcro proprio nelle lettere inviate fra il 1550 e il 1557 da Michelangelo a Roma a ”Messer Giorgio amico caro” in Firenze, segno vivo del profondo rapporto tra i due artisti, carte private che ci consentono di avvicinare un Buonarroti anziano, prossimo alla morte, che si confronta con le proprie debolezze, gli affetti e le ultime meditazioni sull’arte e l’architettura. In queste carte troviamo anche tre sonetti autografi di Michelangelo, tra i suoi più celebri componimenti lirici. La mostra si apre con una prima sezione dedicata alla storia dell’eredità di Giorgio Vasari, del suo archivio e, più in generale, della sua memoria come si esprime nella complessa relazione tra il corpus documentario, la biografia vasariana e le vicende ereditarie.

Oltre a costituire fonti preziose per la storia dell’arte e della cultura del Rinascimento, queste carte rappresentano un apparato memoriale e autocelebrativo a cui Vasari consapevolmente affida la propria effigie d’artista destinato ad una fama imperitura. Svolgono la stessa funzione le disposizioni testamentarie con le quali Vasari cerca di assicurare la trasmissione ai posteri del suo patrimonio e delle sue carte. La successiva, complessa, storia della memoria vasariana viene ripercorsa nelle sue tappe fondamentali, fino agli sviluppi recenti. Il percorso espositivo prosegue raccontando come nasce l’idea e la storia de Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori, che Vasari pubblica a Firenze in due edizioni, entrambe con una dedica al duca Cosimo I de’ Medici: la prima uscita nel 1550 nei tipi di Lorenzo Torrentino e la seconda, ampliata e corredata dei ritratti incisi degli artisti, edita dai Giunti. Le Vite sono di fatto la prima storia dell’arte moderna, il cui culmine – formale, morale e spirituale – è rappresento da Michelangelo Buonarroti (1475 – 1564) di cui il Vasari, in forza del rapporto speciale con l’artista, si ritiene erede e discepolo privilegiato.