Youth Codes, lunga vita al punk

Per celebrare i quarant’anni dalla nascita di una delle sottoculture più sovversive dei ‘70, alla galleria romana Matèria sono in mostra il Punk e le controculture giovanili con Youth Codes, a cura di Niccolò Fano e Gianpaolo ArenaYouth Codes è un viaggio per immagini attraverso due serie fotografiche: Punks di Karen Knorr e Olivier Richon e Colossal Youth, di Andreas Weinand. La mostra è una carrellata intensa di immagini rappresentative dei rituali, delle sottoculture e delle ribellioni dell’adolescenza, sull’onda del Punk di fine anni settanta a Londra e dei festival dei primi ’90 in Germania. Ma andiamo per ordine. Knorr e Richon si incontrano a Londra nel 1976 durante l’università, mentre nella capitale inglese il Punk sta emergendo come stile di vita. Di lì a poco, nel Maggio del 1977, i Sex Pistols pubblicheranno il singolo God Save the Queen e svastiche, spille e lamette compaiono sui capi di abbigliamento, si mischiano a bandiere, simboli di rottura, ed estremismo politico, al puro scopo di scandalizzare e ribellarsi. I due fotografi si accorgono che qualcosa sta accadendo e vanno a cercare i protagonisti nei club di Covent Garden e Charing Cross, non rubano gli scatti ma entrano in relazione con i protagonisti. Così nascerà Punks, negli spazi dei club diventati al contempo studio e camera oscura, posano alla luce fredda del flash persone comuni ed eroine della scena musicale, come Ari Up, Laura Logic, Palmolive e Siouxsie Sioux, è il trionfo del Girl Pride.

A quei tempi, Alex Weinand non aveva ancora deciso di diventare un fotografo, ma dopo la sua prima esperienza sul palco di un festival nel ’78, decideva di aprirsi all’arte con una ricerca personale. La sua singolare empatia con i soggetti ritratti costituirà, dieci anni dopo, l’ingrediente cardine per la realizzazione di Colossal Youth. Dal 1988 al 1990 Weinand seguirà la vita di un gruppo di amici di Essen, entrando nelle loro stanze disordinate e sporche, fotografando i loro impulsi euforici o le loro facce insonni, che raccontano di droghe sintetiche e rave nei vecchi edifici industriali. A due settimane dall’inaugurazione, Youth Codes continua a riscuotere un grande successo di pubblico, come ci racconta Fano, che oltre ad essere il curatore è anche fondatore dello spazio espositivo: «il pubblico ha risposto molto bene, l’affluenza sembra crescere di giorno in giorno e sono molto soddisfatto dell’inaugurazione. Il giorno dopo l’opening abbiamo condotto un workshop con Weinand e un talk con tutti e tre gli autori, organizzata soprattutto per gli studenti di fotografia, dato che i progetti in mostra sono stati eseguiti dai tre fotografi prima della loro formazione universitaria». Youth Codes, è una mostra fuori dal comune per diversi aspetti: la natura vintage degli scatti esposti, la loro appartenenza a collezioni istituzionali prestigiose e non da ultimo, l’aspetto del collezionismo privato: «non capita spesso di avere in galleria stampe prodotte ormai 40 anni fa come nel caso di Knorr e Richon, o stampate a colori in camera oscura alla fine degli anni 80 per quanto riguarda Weinand. Essendo tutte stampe vintage (Punks è anche in collezione alla Tate), hanno un prezzo più alto del solito pur essendo di dimensioni relativamente piccole. Paradossalmente la stampa più grande, prodotta appositamente per la mostra, è anche quella più accessibile in termini economici». In Youth Codes i codici si leggono sullo sfondo dell’empatia o della totale assenza di essa, le immagini catturano per intensità e schiettezza, sfidano e accolgono lo sguardo su di un fenomeno di costume che non ha mai smesso di esercitare il suo fascino. Lunga vita al Punk. Matèria Gallery, fino al 28 Aprile; info: www.materiagallery.com

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