Italia nightclubbing

Aneddoti, episodi e ricostruzioni per raccontare – «senza nostalgia, ma fotografando un periodo nel quale un certo tipo di cultura ha fatto epoca», precisano gli autori – la storia delle discoteche e dei locali più caldi e di tendenza, attraversando tre decenni di vita italiana, dagli anni Sessanta agli Ottanta. Stiamo parlando di Italia nightclubbing, un viaggio nelle sfavillanti notti del divertimento made in Italy messo nero su bianco dalla giornalista Alessandra Izzo e dal cantante polistrumentista Tiziano Tarli. Edito da Arcana, con prefazione di Stefano Disegni e ricco di interviste e testimonianze – da Claudio Cecchetto a Dario Salvatori, da Roberto D’Agostino a Dino Ignani a dj Ringo, solo per citare alcuni nomi – il libro (240 pagine, 17.50 euro) nasce dall’esigenza, forte in entrambi gli autori, «di condividere un glorioso passato e far conoscere ai più giovani ciò che di meraviglioso questo paese ha prodotto in termini di cultura pop».

Era il 17 febbraio del 1965 quando a Roma aprì i battenti il Piper club. «Da quella prima notte di baldoria i ragazzi non hanno più smesso di ballare, divertirsi e ascoltare musica, aggregandosi nei locali dello stivale per cavalcare le nuove mode che impazzavano in Europa e negli States», si legge nella presentazione di un libro dietro al quale c’è stato un impegno notevole. «La mole di lavoro è stata abbastanza grossa – riprende Izzo – con grandi ricerche e ricordi di vita vissuta, ma è stato anche divertente. E poi volevamo ridare la memoria, un aspetto che rappresenta il motore di Italia nightclubbing». Incalza Tarli: «Reperire il materiale è stato un lavoro lungo, tra biblioteche, emeroteche, ricordi e testimonianze a volte annebbiate, ricostruzioni da film e documentari in cui c’erano alcune sequenze girate in qualche club, pochi siti internet e tanta buona volontà».

Il risultato è un volume – che gli autori stanno presentando in giro per l’Italia, recentemente nell’ambito del Music day Roma, la giornata del collezionismo musicale curata da Francesco Pozone – capace di guidare il lettore, giovane e non, tra «deliri, follie e rock’n’roll» (come recita il sottotitolo) e, si legge ancora, «tra hippies sotto trip, punk dalle creste colorate, ”travoltini” in completo bianco e oscuri darkettoni». Dal Divina al Plastic, dal Black out al Banana moon, qui il viaggio alla scoperta (riscoperta?) dei club nazionali non conosce sosta, sviscerando la passione degli autori nei confronti di un universo artistico e culturale molto distante da quello attuale. Con qualche riserva. «Il nightclubbing esiste tutt’ora, ma sono cambiate le sue peculiarità. Adesso i ragazzi si incontrano sui social per poi darsi appuntamento nei locali e fare serata. La fruizione e la disponibilità della musica non è più la stessa, basta un click per avere tutto a portata di mano», spiega Tarli, a cui fa eco Izzo, particolarmente legata «a molti locali di Roma e Milano. In particolare il Veleno, il Uonna club, l’Olimpo, l’Hollywood e quella meravigliosa factory che era il City hall a Napoli. Ma anche a numerosi club della riviera Romagnola». Su questa scia interviene Tarli, ricordando «l’Altromondo studios di Rimini per i suoi ambienti immaginifici e all’avanguardia, ma anche lo Space electronic di Firenze per il suo essere un laboratorio artistico completo e la Baia degli angeli di Gabicce, archetipo delle discoteche italiane e non».

Info: www.arcanaedizioni.com

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