”Noi stessi siamo il prodotto di incroci e fusioni tra le più diverse culture ed etnie. Tutte le più grandi civiltà sono meticce, la purezza produce solo sterilità”. Con queste parole il professor Zappalà rassicura Gemma, protagonista del libro La Ragazza del Charlie’s café (Armando Curcio Editore) di Romano Rosa Toscani, che cerca di capire se il suo amore per il marocchino Hadji possa avere un futuro nonostante le tante, molteplici differenze tra loro. Gemma, infatti, dalla Calabria si è trasferita in Canada per ricostruire la sua vita e incontra Hadji, nato a Marrakech ma vissuto e cresciuto a Montreal.
Alla presentazione del libro, mercoledi 13 gennaio, alla libreria Notebook Auditorium a Roma, la diversità, il confronto tra saperi e paesi lontani sono stati i temi centrali della discussione. L’autrice, la psicologa e psicoterapeuta Rosa Romano Toscani ha parlato di come l’idea alla base del libro sia stata proprio quella di andare oltre i pregiudizi e lasciarsi coinvolgere da questa storia liberi da preconcetti. Il libro infatti è un continuo viaggio tra mondi lontani, opposti ma profondamente connessi.
Secondo Velia Iacovino, giornalista, «la Toscani è una miniaturista della realtà. Tutto quello che c’è nel romanzo è documentabile: le strade, le sensazioni che si provano camminando per Montreal. Tutto ciò che viene descritto parlando del Marocco è dettagliatamente vero ma trasfigurato attraverso la scrittura alta della scrittrice e passato attraverso il vaglio della sensibilità da psicologa di Rosetta, come la chiamiamo tra amici».
La Calabria, paese d’origine della protagonista, diventa il trait d’union tra il Marocco, con tutte le sue contraddizioni, legato alle emozioni, alla magia, la passione, e il Canada, paese razionale e punto di convergenza di tante realtà variegate che riescono però a mantenere la propria personale identità. Tre territori che si alternano e si confondono nel racconto dove amore, passione, ma anche violenza, storia e cultura si avvicendano e trovano ognuno il loro spazio.
Il Mediterraneo diventa un mare ”allargato”, come dice Valentina Colombo (esperta del mondo islamico e docente di Geopolitica dell’Islam all’Università Europea di Roma) e come confermano, ancora, le parole del professor Zappalà: «Il mar Mediterraneo, il Mare Nostrum dei romani è il mare d’occidente, l’Akdeniz, il Mare Bianco, quello d’oriente, ma sono lo stesso mare. Il Mediterraneo è come una collana che stringe nel suo abbraccio molte terre e molti uomini, turchi, armeni, arabi, greci, ebrei». Una metafora, quella della collana, che l’autrice utilizza per visualizzare concretamente, con la cosiddetta ”collana della sposa”, la continua e inevitabile fusione tra usi, costumi, lingue. «Questo romanzo è bello perché succedono cose – ha commentato l’editore di Inside Art Guido Talarico – sentimenti, violenze, partenze, misteri. Ma soprattutto una bellissima storia d’amore che ha come sottofondo il Mediterraneo e il problema di oggi, del futuro, cioè il confronto tra culture, popoli e generi diversi».