Ornaghi & Prestinari, intervista

Si sono conosciuti ai tempi dell’università, lui specializzato in architettura del paesaggio, lei in arti visive. È in quel periodo che iniziano a condividere pensieri, idee, progetti, spazi; a portare avanti una ricerca comune. Dal 2009 gli artisti, coppia sentimentale oltre che professionale, lavorano insieme. Il nome Ornaghi & Prestinari è il frutto dalla fusione dei rispettivi cognomi con l’aggiunta del tipico simbolo societario, ma, puntualizzano: «gli amici ci chiamano OP». Nelle coppie artistiche, e loro non fanno eccezione, è forte la consapevolezza del valore del rapporto dialettico e una predisposizione al confronto finalizzata al superamento dei confini ristretti e definiti dell’Io. «Abbiamo una visione comune – affermano – di ciò che cerchiamo, ma un carattere diverso. Potremmo dire di essere complementari. Lavorare insieme significa condividere un’esperienza totalizzante. Comporta una grande complicità; spartiamo entusiasmi, successi e sconfitte». La loro è una modalità creativa in cui la visione progettuale è soggetta a continue messe a punto. «Il nostro modo di lavorare è basato sulla prosecuzione di discorsi originati da intuizioni. Guardiamo le cose in cerca di un punto di cedimento, un appiglio di rinnovato stupore, un lampo o un bagliore che lasci intravedere un possibile. Tutte queste intuizioni sono raccolte e archiviate in attesa di verifica. Il tempo, le prove, lo studio e l’approfondimento le affinano, le domande e il dialogo le sviluppano. Alcune sopravvivono, altre si fondono concorrendo l’una a rafforzare l’altra». Con un’opera che chiaramente esprime l’unione della coppia sono tra i finalisti Talent Prize 2015. In Tango, infatti, due spazzolini da denti sono attorcigliati con le setole l’una nell’altra in un bicchiere posto sul ciglio di una mensola, come su un trampolino prima del salto. «L’opera è successiva all’omonima del 2013 dove, al fine di mostrare lo sforzo necessario per preservare un momento intimo, due spazzolini erano bloccati insieme in un bicchiere di acqua ghiacciata. L’intuizione alla base del lavoro è la stessa ma in questa nuova interpretazione è il calore, usato per ammorbidire la plastica, a permettere ai due spazzolini di rimanere abbracciati». I lavori di OP sono di matrice scultoreo/installativa, in cui, come precisano, «l’interdisciplinarità, maturata nel corso della nostra esperienza formativa, entra a far parte del lavoro artistico divenendo un metodo conoscitivo che lascia sconfinare la nostra ricerca in un campo ibrido in cui specificità diverse si toccano. Nella nostra pratica è presente un dualismo tra pensiero e azione, concetto e manualità». Così l’intersoggettività e l’interazione sono fondanti all’interno di una dimensione espressiva in cui il fare e il pensare sono strettamente intrecciati. «Anche se abbiamo attitudini diverse, che cerchiamo di assecondare, non ci dividiamo il lavoro – aggiungono gli artisti – La fase ideativa e quella realizzativa non sono separate. La parte più interessante dell’ideazione, spesso avviene durante la fase operativa. Siamo particolarmente interessanti ai materiali e ai processi tecnici, da quelli più antichi come l’argentatura al guazzo, a quelli più sperimentali come i calchi di luce attraverso i fotopolimeri. Pensiamo che sfidare le nostre competenze tecniche, attraverso l’esercizio, sia un arricchimento. Ci piace far coesistere mondi apparentemente distanti come quando abbiamo realizzato Preoccuparsi, una scultura-piedistallo che segue criteri di antisismicità». Un’opera ideata per la biblioteca Ariostea di Ferrara, prodotta dalla coppia in occasione di una mostra che rifletteva sul sisma che colpì l’Emilia nel 2012. Per l’occasione, i due avevano costruito uno speciale basamento per esporre il busto del Canova, parte della collezione della biblioteca. Una sorta di scultura che si prende cura di un’altra scultura. Tra i temi delle loro opere ve ne sono alcuni ricorrenti: la delicatezza, la cura, il tempo, la poesia, una certa ironia, che, come dicono, «corrispondono al nostro modo di vedere l’oggi; come il pensiero, rizomatico per sua stessa natura, che si sviluppa attraverso scoperte, interessi, accidenti». Le loro opere manifestano la relazione dialogica della coppia «sono una terza cosa con una vita propria che non potrebbero esistere se non come frutto di un lavoro di scambio e confronto». L’opera è testimonianza della plurale creazione e del loro indistricabile intreccio. Infatti «ciascuno di noi guarda l’opera sia come spettatore che come artefice e, nel vedere cosa pensa e cosa percepisce l’altro, l’opera si modifica. Ogni azione non è un’iniziativa univoca ma la risposta alla mossa dell’altro».

BIOGRAFIA
Il collettivo Ornaghi & Prestinari (Valentina Ornagli, 12 novembre1986, e Claudio Prestinari, 22 luglio 1984) nasce nel 2009 a Milano. Nel 2012 v
ince il premio Regione Veneto con la partecipazione alla 96esima collettiva Giovani Artisti nella Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Nel 2013 realizza, su commissione del comune di Ferrara, un intervento site specific per la biblioteca Ariostea colpita dal terremoto mentre nel 2014 inizia la collaborazione con la Galleria Continua dove realizza la prima personale, Familiare. Nel 2015 viene selezionato tra i finalisti del Talent prize. Info: www.cargocollective.com/ornaghiprestinari

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