MArteLabel si rinnova

Tanti i concerti alle spalle in sette anni dalla pubblicazione del primo disco. Davanti alla crisi, l’etichetta discografica MArteLabel non retrocede, ma si rinnova, forte del suo eclettismo, creando nuove strategie per aggirare la concorrenza e offrire l’esclusività di alcuni servizi: l’arte che aiuta l’arte. A parlare di questa realtà, il fondatore di MArteLabel e ideatore di MArteLive, Giuseppe Casa.

Che cosa distingue MArteLabel dalle altre etichette discografiche?
«Sono contento di iniziare con questa domanda perché credo sia fondamentale non tanto sottolineare le differenze con le altre etichette, quanto evidenziare da subito la natura della nostra struttura. Se dovessi cercare due appellativi per definire MArteLabel credo che i più giusti siano quality-label ed etichetta eclettica. Nel mercato musicale italiano, ogni struttura si specializza in un genere specifico o quantomeno in un filone ben definito, noi scegliamo i nostri artisti in base al principio di qualità e di ecletticità. Essere nati come organizzatori di eventi e non come discografici ci ha permesso di guardare le cose da una prospettiva diversa. Per questo abbiamo fatto del Live il vero e proprio cuore pulsante della struttura, solo quando vediamo l’artista o la band sul palcoscenico, dal vivo, decidiamo davvero se intendiamo intraprendere una produzione. Molto del nostro successo lo dobbiamo al MArteLive, diventato da qualche anno Biennale MArteLive. Avere alle spalle un’importante manifestazione culturale come la nostra e poter contare sul circuito di selezione nazionale che avviene attraverso Un Palco Per Tutti ci ha permesso, negli anni, di entrare in contatto con artisti di grande valore e forte impatto live, come Nobraino, Managment del Dolore Post-Operatorio, Dellera (Afterhours), UNA».

Quali strategie state mettendo in campo per combattere la crisi del mercato discografico?
«Un insieme di azioni che rendono il nostro approccio al mercato discografico del tutto innovativo. Un comportamento tipico delle aziende o delle imprese della vecchia generazione è quello del benchmarking, ossia il confronto costante con i competitor nel tentativo di avvicinarsi alla loro linea di mercato. Noi ci siamo posti un obiettivo diverso, quello di rispondere alla domanda: cosa serve oggi a un progetto di musica emergente e a un artista? E, soprattutto, cosa il mercatonon gli offre?”. Siamo partiti da questo, dalle mancanze, dai vuoti da riempire. Abbiamo dato vita a quello che in marketing viene definito un’innovazione di valore: invece di combattere la concorrenza, ci poniamo lo scopo di aggirarla (o neutralizzarla) creando spazi di mercato nuovi, ad esempio diversificando le attività. Non viviamo solo di vendita dischi, anzi di quello non ci viviamo affatto, o di introiti editoriali o del circuito live, ma di molte altre cose come i corsi di formazione e la nostra piattaforma servizi. Utilizziamo la forza del brand per trasformare i centri di costo in centri di ricavo. Questa formula è la matrice da cui prendono spunto i 24 servizi che abbiamo attualmente in attivo, gestiti da una divisione interna che è Beta Produzioni, dedicata allo sviluppo di nuovi progetti. Alcuni dei servizi che abbiamo sviluppato sono unici nel mercato discografico italiano, come il pacchetto StartUp, la Consulenza Booking, il PromoTour, la Certificazione opere, il Merchandising artistico, la rete di distribuzione alternativa MArtePoint e consulenza Crowdfunding».

Avete deciso di puntare ad un prodotto eclettico che sia fruitore di musica ma che abbracci anche l’arte, la pittura e il design. Puoi spiegare nel dettaglio?
«Come abbiamo detto la vendita dei dischi è in forte calo e il disco fisico appare un prodotto sempre più obsoleto. Tutto questo come conseguenza della digitalizzazione del mercato musicale. Ci siamo accorti, però, che un cd se reso caratteristico è ancora in grado di vendere, così come il vinile e i vari gadget di settore. Abbiamo così pensato di trasformare questi oggetti del classico merchandising in vere e proprie opere d’arte, dando loro un valore aggiunto e soprattutto una nuova collocazione nel mercato. Sarà possibile, quindi, che un cd entri a far parte del catalogo di un punto commerciale che si occupa della vendita di prodotti strettamente legati all’arte, alla pittura, al design. Questo significa offrire maggiori possibilità di vendita in un momento in cui il mercato discografico è saturo. Il servizio è attualmente in esclusiva mondiale e gestito in collaborazione con MyTemplArt che ha brevettato un sistema di archiviazione e certificazione delle opere d’arte. Le opere sono in versione limitata numerate da 1 a 30 firmate dall’artista. Firma e numero saranno certificati tramite un QRcode e archiviati su un cloud».

Come avviene lo studio di un merchandising artistico personalizzato e la scelta degli artisti? Quali sono i riscontri?
«Intanto capiamo cosa intendiamo con merchandising artistico, perché molti possono pensare che si tratti semplicemente di gadget classici con artwork particolari o firmati da un artista piuttosto che un altro. Ma è molto di più, quando un musicista ci richiede questo servizio, noi sottoponiamo la richiesta ad alcuni degli artigiani presenti all’interno delle nostre Scuderie che sviluppano delle proposte in linea con l’artista. Il musicista, a quel punto, non dovrà fare altro che scegliere i prodotti che più sente vicini alla propria identità e alla propria musica. Abbiamo già diverse richieste e qualcosa in fase di produzione, nonostante il servizio si attivo da pochissimo, quindi la risposta è positiva».

Vi siete specializzati anche nel servizio di Sincro sonor
«Quello di sincro e sonor è molto più di un servizio, è un progetto che ha come obiettivo quello di mettere insieme un catalogo di musiche che sono adattabili per sincronizzazioni e sonorizzazione di mostre, mapping, installazioni, oltre alle classiche colonne sonore per i film. Puntiamo con il tempo a dare vita, all’interno di MArteLabel, ad un’etichetta strutturata che si occupi unicamente di questo».

L’arte che aiuta l’arte, quindi ha senso puntare sull’arte se di questo concetto, da anni, continuate a farne la vostra filosofia ?
«È alla base della filosofia della factory e quindi sia delle ScuderieMArteLive che MArteLabel. Attraverso i videomaker, i grafici, gli artigiani, i pittori e chiunque faccia parte di una delle 16 categorie artistiche che MArteLive ha fuso in un unico contenitore culturale riusciamo ad erogare molti dei nostri servizi. Ma è anche la filosofia che fa da matrice al nostro impegno quotidiano, alla nostra mission di promuovere la cultura a 360°. Diamo la possibilità a tutti quelli che hanno un progetto valido di crescere, solidificare le fondamenta così da essere pronti per investimenti futuri più importanti. È una vera e propria forma di democrazia artistica. Ascoltiamo tutto, prendiamo in considerazione tutto quello che ci viene sottoposto con la stessa attenzione e lo stesso rispetto. Abbiamo scelto una strada più difficile, è chiaro, quella di investire su realtà emergenti, magari quelle che molti non si prendono neanche la briga di approfondire, in un mercato sempre più saturo, con le difficoltà che una realtà come la nostra, nata dal nulla, messa su da giovanissimi, si trova ad affrontare nel quotidiano. Ora, se mi chiedi se ne vale la pena la risposta è sì. Quando raccogliamo i frutti, quando ci rendiamo conto di essere stati determinanti nel far nascere progetti di successo, di arte pura, quando tastiamo con mano l’interesse e la risposta del pubblico ai nostri eventi, in quel momento ci diciamo che ne vale la pena».