Anime, comic, manga. È l’universo del fumetto e dell’animazione, tradizione americana e giapponese in primis, che l’arte internazionale osserva per le sue nuove icone pop. Un mondo intriso di muse virtuali di china e colore che Valeria Arnaldi racconta nel suo interessante Manga art (edizioni Ultra, 256 pagine, 35 euro), un volume illustrato a colori nato perché «mi interessava mostrare una tendenza dell’arte contemporanea, quella ispirata alla visione manga, che si è sviluppata superando limiti temporali e spaziali, per coinvolgere più generazioni di artisti e più paesi, riconoscendo nel manga un alfabeto universale», spiega l’autrice. Che in particolare vuole raccontare ciò che lei stessa definisce iper-pop, ovvero «l’evoluzione della pop art storica e linguaggio del nostro tempo. La pop art raccontava le nuove icone anche con intento provocatore, l’iper-pop – non meno rivoluzionario – è figlio di quel cambiamento di sguardo ma senza battaglie». Oggi, dunque, sono sempre di più gli artisti che per illustrare l’idea di bellezza virano sui canoni estetici e concettuali proposti da strisce e graphic novel; così a fare bella mostra di sé in musei e gallerie sono bambine bambola con occhioni e bocche accennate in un tratto, ma anche volti ormai noti come quelli di Sailor Moon, Lupin, Candy Candy, icone di un iter che rinnova anche gli sguardi sui modelli del fumetto occidentale e dell’animazione, fino alle principesse disneyane. Figure che nascono dalla fantasia di artisti ”portatori sani” di una «favola adulta – riprende Arnaldi –, dove il mondo ritratto è spesso quello della vita in boccio, che sia nell’infanzia o nell’adolescenza. Ma se è lì che tende l’animo di molti artisti, la mano e lo sguardo li portano a sottolineare la consapevolezza del ”poi”, nella coscienza della fragilità dell’istante e del rischio di una non comprensione del sé». Accompagnato da un corposo corredo iconografico, Manga art insegue l’ispirazione “a fumetti” attraverso le opere d’arte degli ultimi anni, dai nomi storici a quelli più interessanti della scena attuale – «l’ispirazione manga è stata il tema che ho scelto di trattare, ma la selezione degli autori intervistati è stata basata sui rispettivi modi di intendere e fare arte», sottolinea Arnaldi – in un viaggio costante alla ricerca di una nuova idea di bellezza. Un universo, quello manga, che non tutti considerano una vera e propria forma d’arte. In questo senso l’autrice spiega che «se parliamo del manga come lettura, io credo che siano le firme a farlo uscire da genere per farlo diventare arte. Ci sono alcuni grandi autori manga che, non a caso, sono anche artisti nel senso “classico” del termine. Se parliamo dell’influenza manga nel mondo di pittura, scultura e via dicendo, invece, direi che i tempi sono maturi per parlare di arte». E quando le chiedo il suo punto di vista sul ”presunto”, vituperato binomio manga-moda, Arnaldi non ha dubbi: «Non siamo di fronte a una moda passeggera, ma a un cambiamento di sguardo. È il modo di raccontare la bellezza, ma anche il modo di percepirla che sta cambiando».
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