Cinque nuove mostre hanno inaugurato lo scorso 26 novembre al Macro di Roma. Cinque percorsi espressivi ed eclettici che conducono lo spettatore in un viaggio pentagonale tra fotografia, ceramica, video installazioni e pittura. Si inizia con il grande progetto espositivo dedicato ad uno dei più importanti maître à penser italiani: Gillo Dorfles. Una selezione di oltre 100 opere, sotto la curatela di Achille Bonito Oliva, delinea un profilo meno conosciuto del critico d’arte, dedito a una ricerca pittorica che si intreccia con la fondazione del Movimento per l’Arte Concreta e con le prime sperimentazioni giovanili datate anni ’30. Alla venerabile età di 105 anni il filosofo triestino sembra ancora mettersi in discussione, i suoi scritti, tra gli altri si ricordano Il divenire delle arti (1959) e Nuovi riti, nuovi miti (1965), Il Kitsch Antologia del cattivo gusto (1990), hanno rivoluzionato i paradigmi estetici del dopoguerra forgiando nuove ed inedite teorie espressive. Un progetto espositivo, quello dedicato a Dorfles, che esprime la gratitudine verso un grande filosofo e pensatore contemporaneo, anche se i manufatti pittorici non esprimono il massimo valore qualitativo, è essenziale leggere questa esposizione come un contributo critico alla storia dell’arte degli ultimi 100 anni.
Di notevole spessore tecnico e concettuale sono le opere ospitate nella project room del Macro realizzate dai fratelli Carlo e Fabio Ingrassia. Gemelli omozigoti, fisiognomicamente indistinguibili, i due artisti di Catania presentano al pubblico lavori nati da un dialogo simultaneo tra disegno e scultura. Distinti da una particolare tecnica di realizzazione, i due fratelli lavorano sul medesimo pezzo in maniera simbiotica e simultanea. I minuziosi pastelli possiedono una tale resa fotografica tanto da divenire complesso comprendere dove il supporto grafico inizia a descrivere i contorni di un paesaggio e dove l’insieme compositivo sostituisce i dettagli di una ripresa fotografica.
Identità e auto rappresentazione sono le tematiche principali di Ego Superego Alterego un progetto espositivo, sotto la curatela di Claudio Crescentini, che mette in relazione volto e corpo nell’arte. Le opere di Vito Acconci, Gilbert&George, Giosetta Fioroni, Claudio Abate, Cristiano Pintaldi, solo per citarne alcuni, indagano la dimensione corporea della pittura di genere per antonomasia: il ritratto. Giorgio de Chirico semi nudo, Luca Maria Patella nel suo studio, Sissi fotografata da Claudio Abate oppure le iconiche rappresentazioni di Giosetta Fioroni, accolgono lo spettatore in un’inconsueta visione: l’artista al centro dell’opera in un’autocelebrazione tutt’altro che referenziale dove è possibile, in primo luogo, riflettersi come dinnanzi ad uno specchio nei tormenti e nelle passioni di menti geniali che hanno dato alla storia un loro personale apporto.
Frutto di uno scambio dialettico è la collettiva intitolata Art Situaciones II. I curatori Maria de Corral, Ilaria Gianni, Lorena Martinez de Corral e Vicente Todolì, hanno messo a confronto le giovani scene artistiche italiane e spagnole. Anna Talens, il cui lavoro è di particolare interesse, Josè Guerrero, Teresa Solar Abboud, Ludovica Carbotta, Gabriele de Santis esprimono differenti metodologie di ricerca attraverso materiali e forme eterogenee che narrano una contemporaneità variegata ed evocativa. Ultimo tassello di questo multi sfaccettato pentagono di mostre è occupato dal progetto fotografico della coppia di artisti tedeschi Vera Lehndorff e Holger Trülzsch intitolato Sirius Where the Dog is Buried. Le opere esposte narrano di un periodo cronologico che va dal 1984 al 1988 quando la coppia si stanzia a Prato per realizzare una serie di fotografie all’interno di alcuni magazzini dove sono custoditi indumenti usati. I lavori descrivono un vortice surreale di pile di stracci accatastate, indumenti ammassati che rivelano l’assenza dell’uomo e della sua compagine corporea. Un horror vacui che impone la presenza oggettiva di una metamorfosi, ogni cosa è in continua trasformazione assumendo di volta in volta forme e fisionomie di una realtà mai fine a se stessa.
Macro, Museo d’arte contemporanea Roma, via Nizza 138
Info: www.museomacro.org