Quello che mi sta succedendo

Roma

«Sono morto. Il mio corpo giace senza vita nella sala principale del centro per l’impiego. Eppure, tutto prosegue nella più assoluta normalità». Victor ha studiato per fare il geologo, come sognava fin da piccolo, quando parlava con le pietre e indagava su vecchi minerali. Ma oggi le cose sono cambiate. La laurea conseguita, come succede ai suoi amici e a sua sorella, non serve a trovare un buon lavoro – «otto anni fa, quando mi sono laureato, non potevo immaginare che un giorno mi sarei ridotto in questo stato», si lamenta – e Victor è soltanto l’ennesimo, giovane precario privo di stabilità e senza certezza nel futuro. Un ragazzo che passa da un (poco dignitoso) impiego all’altro, come quello di distribuire volantini («alberi in formato quadrato e ricoperti di scritte») oppure sottoporsi a test farmacologici («ho perfino contribuito al progresso della scienza»). Edita da Eris e realizzata da Miguel Brieva, brillante autore spagnolo classe 1974, Quello che mi sta succedendo (112 pagine, 16 euro) è una graphic novel che prende il via da una storia come tante. Ma di scontato in questo volume – il cui sottotitolo è «diari e deliri di un giovane intraperdente» – c’è davvero poco, e il lettore se ne rende conto quando la vicenda prende una piega davvero curiosa. Una mattina, infatti, Victor si ritrova nel bagno di casa circondato da allucinazioni («ho sentito la radio di mia nonna che si era di nuovo accesa da sola»), amici immaginari e finti pesci parlanti che discernono di crisi ed economia («sono anni che viviamo in questa truffa permanente di dimensioni colossali, e ora pretendono pure che ci rallegriamo del fatto»). Così, giorno dopo giorno, il giovane scivola sempre più in questo vortice di deliri onirici che gli mostrano però una visione più lucida e schietta della realtà rispetto a quella propinata dai media. Tra citazioni che spaziano da Bob Dylan («devi essere onesto per vivere al di fuori della legge») a Frank Zappa («la realtà non è altro che un’allucinazione collettiva») fino allo scrittore Gilbert Keith Chesterton («pazzo è chi ha perso tutto fuorché la ragione»), la dimensione dell’onirico e del fantastico – dove tutto è possibile se ci credi – diventa la vera protagonista della storia. Con la sua prima opera pubblicata in Italia, Brieva – descritto nella terza di copertina come «un essere bipede e certe volte razionale» – trascina il lettore in una sfida impossibile tra quello che dovrebbe essere il mondo e ciò che il mondo vorrebbe fare di noi. Perché, come affermava Luis Buñuel: «L’immaginazione è libera, l’uomo no».

Info: www.erisedizioni.org

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