Latte di mamma

Dall’Inno a Iside alla Venere di Willendorf. Dalla Persephone Gaia alla Medea. Da sempre il culto della Dea Madre ha caratterizzato e condizionato la vita dell’uomo. All’origine di ogni mito o religione, quindi, vi è una primordiale divinità femminile, la Grande Madre. Divinità della Natura e della Spiritualità, la Dea è colei da cui si origina la vita e verso la quale la vita ritorna, per poi rinascere ancora in una ciclicità eterna. La Grande Madre e il concetto di materno danno origine a un panorama simbolico, in cui è spesso connaturata una forte ambivalenza, una duplice natura, al tempo stesso positiva e negativa, quella della madre benigna e della madre terribile. Intorno al tema di questo archetipo, alla sua simbologia e alla metamorfosi che tale concetto ha avuto attraverso il cristianesimo e attraverso la religione cattolica, si sviluppa il progetto di Isotta Bellomunno Latte di Mamma, visitabile dal 3 ottobre 2015, presso la sala Ex Carceri del Castel dell’Ovo di Napoli e curata dall’ attenta supervisione di Chiara Reale. Isotta Bellomunno nasce a Napoli nel 1987. Nel 2005 si trasferisce a Milano per studiare scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diploma nel 2011. Durante gli anni milanesi l’ artista partecipa a numerose esposizioni che le consentono di presentarsi ad un pubblico sempre più vasto. Nel lavoro della Bellomunno sono riscontrabili due matrici costanti e ricorrenti, da un lato un’amara ironia, a tratti beffarda e perennemente provocatoria, dall’altro le origini familiari, perno gravitazionale esistenziale ed artistico. Le soluzioni formali sono invece variabili e molteplici: dal disegno alla fotografia, dalle soluzioni scultoree all’azione performativa. Torna a vivere a Napoli nel 2014 in seguito all’azione artistica de “#labarabarca

Latte di mamma è un’esposizione di molteplici opere, disegni, fotografie, installazioni, performance, attraverso le quali l’artista opera una trasposizione personale dell’essenza più intima e profonda del femminile, sviscerandolo tra religiosità, credenza popolare, mitologia. Partendo dal tema di questo archetipo materno, alla sua simbologia e alla metamorfosi, Isotta riflette sulla presenza, non solo mistica, della percezione religiosa nella società contemporanea, in cui il consumo assume quasi una nuova forma di idolatria. Dopo il successo de #labarabarca, Latte di mamma si definisce nei contorni di una mostra provocante, sarcastica (sacrilega?) e profondamente lucida. La ricerca di un’origine, del punto supremo e sublime in cui la vita si congiunge alla morte, ha sempre fatto parte del percorso della giovane artista partenopea che con questo nuovo, eterogeneo ciclo di lavori si sofferma sull’essenza più intima e profonda del femminile, declinandolo e sondandolo attraverso religione, credenza, mitologia. Isotta Bellomunno riscrive i segni che compongono l’archetipo e che prendono forma nell’inconscio collettivo dell’individuo contemporaneo. Nelle sue molteplici l’artista unisce alla simbologia pagana quella cristiana, indugiando in una riflessione che si presenta sì spirituale ma che vuole anche scavare in una percezione della religione nella società contemporanea, in cui il consumo assume quasi una nuova forma di idolatria. Isotta rappresenta una Maria lactans (la Madonna a seno nudo, simbolo della Madre di tutti i cristiani e della Chiesa con il suo potere di nutrimento spirituale) al cui seno, in questo caso bovino per riferimento a Iside, è attaccata una macchina per la mungitura da allevamento intensivo, un palese riferimento a una spiritualità e a un sentimento religioso assoggettato a risorsa economica e fonte di lucro. Latte di mammanon vuole essere solo uno strumento di denuncia sociale, o almeno non vuole esserlo sopra ad ogni cosa. In esso c’è soprattutto un forte elemento personale, la ricerca di un legame che si instaura prima di ogni altra cosa, il recupero della matericità, del contatto fisico prima che spirituale. Fino al 13 ottobre, Castel dell’Ovo – Sala Ex Carceri

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