SFaSE

Alzano Lombardo (Bg)

Diciotto giovani artisti, cinque altrettanto giovani curatori e un ex Cartiere della Pigna. Basta ”poco” per dar vita a un progetto di ampio respiro come SfaSE. Ma cos’è SfaSE? Nasce come residenza artistica nei suggestivi locali della Ex Fabbrica della Pigna e si trasforma, in itinere, in un ciclo di workshop che verrà sostenuto dagli artisti stessi e che coinvolgerà in maniera attiva la popolazione di Alzano Lombardo. Il tutto si concluderà con una mostra, dal 20 settembre al 3 ottobre 2015, che presenterà le opere site specific realizzate dagli artisti durante il periodo di residenza negli stimolanti spazi  dell’edificio storico. Abbiamo fatto alcune domande a Elena D’Angelo e Gloria Paolini, membri del collettore Catapult, nonché due dei cinque giovani curatori che si occupano del progetto. Ecco cosa ci hanno raccontato.

Come è nata l’idea di SfaSE? Qual è stata la prima ispirazione? «L’idea di SFaSE nasce da un gruppo di artisti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, raccolti intorno a un unico spazio, quello delle ex Cartiere Pigna. Una residenza d’artista, una serie di workshop per adulti e bambini (le cui iscrizioni sono ancora aperte!) e una grande mostra che possa essere, non il compimento finale del progetto, piuttosto la possibilità di aver creato qualcosa per un luogo, per la sua popolazione e che quindi possa ancora maturare e chi lo sa, magari spostarsi e aprire i suoi orizzonti geografici. Noi curatori, (Elena D’Angelo, Gloria Paolini, Elisa Lemmo, Giorgia Quadri e Silvio Espinosa, ndr) abbiamo iniziato a collaborare con loro cercando di dare al progetto una struttura più definita: una collaborazione tra diverse specializzazioni, necessaria per realizzare un grande progetto come questo».

La vostra iniziativa colpisce non solo per il coinvolgimento di artisti così giovani, ma soprattutto per l’apertura, che avete dimostrato, nei confronti della città attraverso l’ideazione di workshop per adulti e bambini. «Ci sembrava la strada più interessante e stimolante da percorrere, non solo per chi lavora al progetto, ma anche per tutta la comunità e la provincia di Bergamo. Vogliamo coinvolgere, far conoscere, e motivare, bambini, adulti e i visitatori tutti, attraverso la pittura, la fotografia, la scultura, il video e qualsiasi altra tecnica artistica che gli stessi artisti possano spiegare, proprio all’interno del luogo dove nasce la loro arte».

Pensate di portare avanti altre iniziative come questa in altri luoghi di rilevanza storica come l’ex Cartiere? «Sarebbe bellissimo poter portare l’idea di SFaSE in altri luoghi, cercando di portare avanti la comunicazione tra arte, struttura e territorio. Ci sembra importante valorizzare spazi non necessariamente dedicati all’arte e pensiamo che sia fondamentale lavorare con il territorio, per cercare dei canali di connessione tra le persone e il mondo dell’arte contemporanea. Ci piace l’idea che chi partecipa con i workshop si possa sentire incluso, partecipe e possa quindi fare esperienza delle opere in modo attivo e con un maggiore comprensione della pratica artistica».

Da quali artisti vi aspettate una maggiore fusione tra opera e spazio espositivo? «Sinceramente ce lo aspettiamo da tutti e credo che nessuno di loro sarà in grado di deluderci. Racconto sempre (spiega Elena D’Angelo, ndr) che quando sono entrata nella fabbrica anche io, che non ho mai prodotto ne mai produrrei opere d’arte, ho avuto la sensazione di voler fare qualcosa. Potrebbero al massimo fare troppo, ma non riesco a vedere la cosa come un problema!».

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