I Belgi, barbari e poeti

In latino il termine barbaro indicava lo straniero, il diverso, colui che viveva fuori dal limes, ma non aveva nessuna connotazione negativa, non implicava l’essere incolti o ignoranti. La mostra I Belgi, barbari e poeti riflette proprio su questo aspetto e individua nel termine barbaro la caratteristica precipua e predominante l’arte belga. Il Belgio è un paese piccolo, costretto quindi a un perenne confronto con l’altro, lo straniero, il diverso, a un mescolamento di culture e identità. E così gli artisti sono da sempre portati a intrecciare linguaggi, subire influenze dei paesi confinanti e poi rielaborarle a modo proprio, in un processo che ha portato grande linfa vitale alla loro produzione artistica, come ricorda il critico Guy Duplat: «In un paese in cui basta sollevare lo sguardo per trovarsi all’estero, in un paese di meticciamenti e sfregamenti tra culture la libertà di creare è maggiore».

Quello che vuole emergere è quindi un sottile filo rosso che ripercorre l’arte belga del XX e XXI secolo, costituita da un linguaggio autonomo, libero da facili etichette e classificazioni, permeato di sarcasmo e autoironia. In mostra opere di padri dell’arte del Novecento come Magritte, di cui sono esposti l’Oracolo del 1931 e due disegni a matita realizzati su sottobicchieri, e grandi artisti contemporanei come Jan Fabre di cui è proposto Messengers of Death beheaded del 2006. Spazio poi a lavori recentissimi: Christ en croix di Jean-Luc Moerman del 2015, tratto da un’opera di Rubens sulla quale l’artista è intervenuto disegnando sul corpo di Cristo; Uncertain Mental Identity(ies), video non sense di Meussiers Delmotte; Mecanique Discursive, un’installazione in situ del duo Fred Penelle & Yannick Jacquet, sempre del 2015.

La mostra, a cura di Antonio Nardone è ospitata al Macro di Roma fino al 13 settembre e partirà poi alla volta del Vanderborght di Bruxelles dove verrà inaugurata il 2 ottobre. Non casuale la scelta delle due città: Roma, la culla della civiltà classica e Bruxelles, il centro di quest’arte barbara, aliena e lontana da ogni forma di classicismo. E non si esclude che dal Belgio i barbari continueranno poi il loro viaggio.

Fino al 13 settembre, Macro, via Nizza, 138, Roma; info: www.museomacro.org

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