Da sempre la produzione dell’artista britannica Tracey Emin (1963), figura di spicco della Young British Art, si è distinta per il forte carattere autobiografico, rivelando spudoratamente fallimenti e umiliazioni, speranze e successi. I titoli delle sue opere sono parte integrante di esse e sono indicativi di uno stato d’animo inquieto, sofferente e nostalgico come conseguenza di esperienze di vita difficili a livello personale e sentimentale. Waiting to Love, è il nome della quinta mostra dell’artista nella galleria romana di Lorcan O’Neil, nella quale, attraverso dipinti, ricami, disegni e bronzi, lavori di recente realizzazione, l’artista esplicita un rinnovato desiderio di amore.
Apparentemente frutto di un lavoro veloce e frenetico, i tre grandi dipinti, protagonisti della mostra, sono in realtà stati realizzati in un lungo arco temporale (2005-2015) e sono il risultato di un processo di stratificazione dovuto a continui ripensamenti e cancellazioni; probabili effetti di turbolenze interiori. Il segno è veloce, gestuale, evidentemente carico di sentimenti. Una coppia è ritratta nell’atto sessuale in un mix di sensualità e provocazione e alcune scritte illeggibili (perché cancellate) circondano la scena erotica. Tre sono i bassorilievi in bronzo dallo stesso soggetto posti di fronte. Come tre sono anche i grandi ricami, dove l’artista si è auto-rappresentata in una posa consueta, realizzati attraverso un lavoro lento e meticoloso proprio della tecnica.
La sala più piccola e appartata diviene lo scrigno per alcuni lavori dal carattere più intimo, capaci di rivelare la vulnerabile condizione esistenziale di Emin. Si tratta di lavori dalle dimensioni ridotte: diverse gouache dalla serie Selfie (2014) dipinte di blù (il colore dell’animo triste) e due lavori in bronzo. Da una parte Grotto dove, in una piccola caverna, trova riparo una statuina senza testa; dall’altra un dittico composto da tavolette con uno struggente componimento e un corpo femminile che fuoriesce in bassorilievo. A completare la mostra due corpi mutilati in gesso e la scritta al neon The more of you the more I love you (2015). Merita di essere segnalata la ricollocazione della provocatoria installazione di Emin intitolata My bed (1998) nella Tate Britain di Londra, opera che rese celebre l’artista inglese a livello internazionale, esposta in dialogo con alcune pitture di Francis Bacon, scelte da Emin stessa. Nel Leopold Museum di Vienna, invece, sono in mostra fino al 14 settembre un’ottantina di lavori di Emin insieme a disegni e scritti del maestro espressionista austriaco Egon Shiele, uno degli artisti più amati da Emin e chiaramente in sintonia espressiva.
Fino al 5 settembre, Galleria lorcan o’Neil, vicolo dei Catinari 3, Roma; info: www.lorcanoneill.com/site/index.php