Bridge art, tra natura e arte

Nel 2013, da un’idea di Valeria Valenza, germanista e scrittrice specializzata in didattica delle civiltà, nasce il progetto La Favola – Bridge che si sviluppa fra la Val di Noto, nella Tenuta La Favola di Noto, e gli Stati Uniti. Concepito a New York da Valenza con l’apporto di Cristina Bertarelli, economista e coach specializzata in approccio e sostegno alle expats, pone l’attenzione sulle diversità culturali per allontanare e sostituire il vuoto relazionale e lo sradicamento sociale, affettivo e identitario, che si determina in individui che si approcciano a civiltà diverse, nella volontà di convivenza pacifica e di integrazione, per una maggiore consapevolezza e conoscenza di sé e della natura. I contatti con gli States, tenuti da Valenza che cura anche la direzione del progetto, concorrono ad internazionalizzare l’isola siciliana da sempre crocevia e collegamento fra Est e Ovest, Nord e Sud, mondi apparentemente non comunicanti che qui si sono fusi armonicamente. Altro obiettivo è quello di educare i giovani al cambiamento, in merito a ciò il progetto è stato presentato all’UNIS – Unione Scuole Internazionali delle Nazioni Unite- ed è stato formulato un programma-studio comune di ospitalità presso la Tenuta basato su strategie di grounding per gli expat di lingua italiana e differente etnia. All’interno di La Favola – Bridge è nato il progetto Bridge Art che si sviluppa nell’ambito dell’arte contemporanea la cui direzione artistica è stata affidata a Lori Adragna che ce ne ha parlato.

In che cosa consiste il progetto Bridge Art?
«Bridge Art è uno spazio fisico e insieme concettuale. Il suo cuore pulsante è la Tenuta La Favola nella Val di Noto, un caseggiato ottocentesco in cima ad una collina tra ettari di vigna che digradano dolcemente fino al mare. Un luogo simbolico dalla natura potente, crogiolo di tradizioni e suggestioni, patrimonio dell’uomo e dal 2002 Patrimonio dell’Umanità Unesco. L’idea è di creare all’interno della Tenuta, sito sensibile ai temi ambientali e legati all’eco-sostenibilità, una fucina di sperimentazione del contemporaneo dove l’arte, strumento di cambiamento politico e sociale, trovi impulso creativo nella ricerca di un’armonia tra uomo e natura. Al tempo stesso Bridge art è una visione condivisa, piattaforma multiculturale, ponte per creare connessioni e scambi tra realtà straniere e italiane favorendo processi di integrazione. Vi saranno esposizioni, attività performative e residenze.

Tra le attività della Tenuta oltre a quelle espositive e performative e alle residenze, si prevede un focus sull’arte ambientale attraverso esperienze di orticoltura. Ce ne parli?
«Non a caso nel progetto sono coinvolti un agronomo e un esperto botanico. Quella dell’orto è una delle pratiche più antiche in cui l’uomo si relaziona con la natura sperimentandone il doppio aspetto maternale, accogliente e terribile, la generosità ed i pericoli, adattando il proprio operare al ciclo delle stagioni e alle dinamiche biologiche. Lavorare insieme la terra, aiuta ad acquisire consapevolezza esistenziale e trasmette senso di comunità».

Qual è il tuo ruolo e che cosa comporta?
«Ho condiviso con Valeria Valenza l’ideazione di Bridge Art di cui mi è stata affidata la direzione artistica. Il mio ruolo principale è di stabilire contenuti, allestimenti, organizzazione, modi, tempi e promozione delle esposizioni e degli eventi. Di raccogliere le proposte di curatori nazionali e internazionali che potranno presentare progetti e iniziative in linea con le nostre visioni».

Quale finalità avranno le residenze?
«Consentire ad artisti di estrazione, cultura, religione e provenienza diversa, di lavorare insieme secondo un concetto di cultura intesa nella sua accezione più ampia di armoniosa e proficua convivenza, nel rispetto del territorio e della biodiversità, nel libero e costruttivo scambio di idee e di creatività per una maggiore consapevolezza di sé come membri di una comunità e abitanti di un unico pianeta. Gli artisti, respirando le suggestioni del luogo, potranno incontrarsi, esplorarsi, contaminarsi, ritrovarsi, farsi comunità per un’occasione di crescita e sviluppo umano, artistico ed economico».

Puoi già fare qualche anticipazione sulla prima residenza?
«Gli artisti della prima residenza targata Bridge Art, saranno presentati ufficialmente a Roma e a Milano in occasione dell’Expo, per questo secondo appuntamento si prevede un evento in collaborazione con Scatolabianca di Martina Cavallarin, che ha aderito al progetto. La curatrice scelta per la qualità e la pertinenza della proposta, è l’iraniana Helia Hamedani».

Come saranno condotte le partnership?
«I partner entrano a far parte del progetto secondo le finalità peculiari ad ogni singola associazione, ente, istituto ecc. e con i mezzi, le iniziative e le disponibilità che ognuno vorrà offrire e che di volta in volta si concorderanno con la direzione di Bridge Art».

Quali saranno gli esperti dei vari settori coinvolti?
«Bridge Art ha il sostegno di personalità nel campo della cultura e dell’arte e di diverse istituzioni culturali italiane ed estere. Tra quelli che hanno aderito al progetto: Filafelfio Brogna; Salvatore Cavallo, Fabio Morreale e Laura Falesi; per Palermo, Helga Marsala; per il Centro Italia Lorenzo Canova, e Giorgio de Finis; Martina Cavallarin, per Milano/Venezia, ancora Cristina Bertarelli per gli States, e Raffaele Schiavo».

Si accederà a fondi nazionali ed internazionali?
«Bridge Art prevede di accedere a fondi nazionali e internazionali e a tutte le forme di finanziamento previste per progetti culturali e residenze d’arte, ma anche a finanziamenti di privati e sponsor».

Info: www.tenutalafavola.it, bridgeart.com

 

Articoli correlati